Piera Campana 46 anni a dicembre, avvocato, sposata con due figli, dal 2014 al timone del comune di Breganze, figlia d’arte di Luigi Campana che del palazzo comunale dal 1964 al 1975 è stato prima vicesindaco e poi sindaco. Una donna caparbia, dai modi gentili e con una forte passione civica.

A due anni dalla sua elezione che effetto le fa sentirsi chiamare Sindaco dai suoi concittadini?
Fa sempre effetto, non smetto mai di sentirmi ‘sull’attenti’ ogni qualvolta mi sento chiamare così, a maggior ragione se a farlo sono persone che mi conoscevano già da prima. Un effetto positivo e anche necessario, perché tiene forte e vivo in me il valore dell’istituzione in questa mia prima esperienza amministrativa, maturata all’interno del mio gruppo dove la passione civica è la madre delle nostre idee e progetti.

A voler tracciare un parziale bilancio, a poco più di due anni dalla sua elezione, qual è la più grande soddisfazione che ha ottenuto?
Sono soddisfatta del clima di collaborazione innescato tra l’amministrazione comunale e le molteplici realtà associative del territorio, sia di categoria, di volontariato e anche con la parrocchia stessa. La sinergia creata da queste collaborazioni non può che essere un vantaggio per il nostro territorio.

Piera CampanaMa un rammarico o una nota dolente nel suo percorso da primo cittadino c’è?
Sì c’è. Il rammarico più grande è stata una mia mancanza tempestiva di comunicazione coi miei cittadini: mi riferisco al caso dell’antenna ripetitore, che ha sollevato non poche preoccupazioni nei cittadini in merito ad un eventuale inquinamento da onde elettromagnetiche. Avevo rilasciato una nota informativa, ma mi sono subito resa conto invece che al cittadino non bastava, che aveva diritto alle spiegazioni e che poi ho reso.

Il 23 luglio è stato firmato il decreto attuativo sulle unioni civili: lei celebrerebbe l’unione civile di due gay?
Sì, ritengo che un sindaco debba applicare le normative statali. Non vedo nulla di scandaloso e ritengo giusto che venga riconosciuto alle persone dello stesso sesso il diritto di famiglia, mettendo fine alle discriminazioni grazie a questo provvedimento atteso da anni.

Tempo di crisi generale, che spesso significa un aumento del disagio sociale. A Breganze com’è  la situazione?
E’ indiscutibile che la crisi ha bussato alle porte un po’ di tutti, ma  Breganze si può dire che ha retto meglio di altre realtà. Questo grazie al tessuto produttivo locale che si è dimostrato sano e ben radicato. Ma in casi di difficoltà per alcune famiglie la solidarietà sociale, spesso silenziosa e lontana dai riflettori, ha dato un grosso aiuto concreto. Dal punto di vista amministrativo non abbiamo riscontrato un grosso aumento di richieste di sostegno rispetto agli anni passati. Sono situazioni delicate che vengono seguite dal servizio sociale che, posso dirlo con molto orgoglio, lavora ottimamente.

Campana PieraPoco più di un anno fa un polverone di proteste investì Breganze col caso della collocazione della famiglia nomade vicino alla stazione dei Carabinieri.
Alla fine la soluzione della collocazione è stata trovata, seppur limitativa, perché nessun privato ha dato disposizione di un alloggio. Il problema andava fermamente affrontato, essendo delle persone regolarmente residenti a Breganze. Abbiamo usato l’unico strumento idoneo al caso: l’integrazione. A tutt’oggi continua il monitoraggio della famiglia, seguendo i bambini nel loro inserimento scolastico e uno dei ragazzi ha trovato lavoro con riscontro positivo. I cittadini alla fine hanno capito la serietà con cui è stata trattata l’intera questione e le polemiche si sono dissolte.

Restando sempre sul tema dell’integrazione, come prosegue la vicenda dei sei profughi arrivati di recente?
Bene, questo grazie anche alla cooperativa sociale Verlata di Villaverla che li ha seguiti non appena i profughi sono arrivati da Tonezza. Ad oggi sono già passati in commissione ed ora attendiamo l’esito. Operare secondo l’accoglienza diffusa è il miglior sistema, ovvero a piccoli gruppi, di modo che l’impatto con la comunità che li va ad accogliere sia il meno traumatico possibile. Questo grazie anche agli incontri pubblici che si sono svolti prima dell’arrivo dei profughi, per avvisare e dare ai cittadini tutte le informazioni.

Breganzesi attivi e presenti quindi, ma dove si sarebbe aspettata una maggior presa di posizione?
Un rammarico l’ho avuto quando mi son resa conto che, nel caso della superstrada pedemontana veneta, il cittadino non abbia percepito nella propria singolarità  l’impatto che questa infrastruttura sta avendo sul  nostro territorio e che sta chiedendo un sacrificio enorme sia a livello ambientale sia per la vita futura del paese. C’è anche da noi comunque il ‘coordinamento tutela territorio Breganze’ sempre presente e attivo in merito alle problematiche e forti punti interrogativi in capo a questa infrastruttura.

Non le è mai capitato di pensare, riferito al suo impegno assunto come primo cittadino, “ma chi me lo ha fatto fare”?
Sì, spesso. Quando mi trovo costretta tra i miei impegni non solo qua in comune, ma poi si sommano quelli della mia professione di avvocato e quelli di famiglia. Perché in ogni cosa che faccio do sempre l’anima, al mille per mille e a volte mi rendo conto che è davvero difficile, ma non mollo.

E non demorde il sindaco Campana e come ogni primo cittadino potrà trovare consensi e dissensi, ma non chiedetele se pensa di ricandidarsi, perché ora il suo obiettivo primario è “Lavorare sodo – precisa Campana –  Ho avvisato anche quelli del mio gruppo di non farmi più questa domanda, ora si lavora e poi si vedrà”.

Paola Viero

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