Tempo di quaresima e di preparazione alla Pasqua. Nella Chiesa Arcipretale di Calvene per cinque lunedì consecutivi, dal 6 marzo, il percorso di meditazione “L’iradiddìo”, le quattro stagioni di Cristo con don Marco Pozza.

Un progetto fortemente voluto dalle parrocchie di Calvene, Mortisa di Lugo di Vicenza e Covalo di Lusiana, guidate dal parroco don Giancarlo Cantarello, che vedrà il ritorno alla sua terra di origine di don Marco, da 6 anni cappellano del carcere Due Palazzi di Padova.

Spunti di riflessione e meditazione pescati dal viaggio che don Marco Pozza ha compiuto nel suo libro “L’iradiddìo”, nelle quattro stagioni della vita di Gesù, la terza opera della trilogia iniziata con ‘L’imbarazzo di Dio’ pubblicato nel 2014 e proseguita con ‘L’agguato di Dio’ del 2015, un titolo che può anche sconcertare e che don Marco spiega così: “Di Uno così, il mondo ancor lì che si scervella: Quanto costa amare così? L’iradiddìo”, con la sublimazione della forza della fede nell’impossibilità di misurarla.dp2
Un libro che nelle mani del lettore lo fa scivolare nei famosi 33 anni di Cristo, scanditi in quattro capitoli giocati attorno al numero 3:  le tre ore di buio sul Golgota, i 30 anni di vita nascosta a Nazareth e i 3 anni di magistero in Galilea, i 3 giorni del Triduo a Gerusalemme.
Ad ogni capitolo don Marco, abbina una delle quattro stagioni e ciascuna di esse sarà il tema degli incontri settimanali che si terranno di lunedì alle 20.30 nella Chiesa Arcipretale a Calvene: lunedì 6 marzo ‘La Primavera. Trentanni’ passati a Nazareth, il 13 marzo con ‘L’Estate. Tre anni’ in Galilea, il 20 marzo ‘L’Autunno. Tre giorni’ a Gerusalemme e lunedì 27 marzo ‘L’Inverno. Tre ore’ sul Golgota.
Il quinto e conclusivo incontro di lunedì 3 aprile ‘Non ci sono più le mezze stagioni’, come l’ultimo capitolo del libro di don Marco, è la traccia di una nuova partenza, dove inizia la stagione della Chiesa, dove nulla è più come era prima dell’avvento di Cristo.
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La sua ultima fatica editoriale don Marco l’ha consegnata di persona a Papa Francesco, poco più di un mese fa. Due uomini di chiesa dal modo contemporaneo di vivere la propria vocazione, che della carità e della compassione su cui si poggiano gli insegnamenti di Cristo, ne fanno i loro strumenti quotidiani,  assieme alla semplicità e al modo diretto di porsi alle persone, a volte provocando a volte spiazzando, ma lasciando un segno.
“L’iradiddìo” di don Marco trova ispirazione da Salvatore, in carcere da 14 anni  che nel suo prezioso incarico di lettore nella messa di Natale, sbaglia a leggere le parole, trasformando da “Dio incarnato a Dio incalmato” e da “Dio nostro salvatore in Dio saldatore”. Due strafalcioni che fanno alzare il viso di don Marco, folgorato dall’insegnamento che Salvatore senza volerlo gli da dato: “La salvezza è un innesto, o attecchisce o niente”. Questo rappresenta per don Marco la venuta di Cristo in mezzo alla gente.

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