Sono partiti con i due figli piccolissimi nel novembre dello scorso anno per rimanere 3 anni in Kenya a servizio della missione cattolica di St. Martin, a Nyahururu. Ilaria e Fabio Fanton, originari di Thiene, sono in Africa da 5 mesi e nel loro blog raccontano una personale storia quotidiana in un territorio difficile e pericoloso ma che sta regalando loro una visione del mondo nuova ed intensa.

L’esperienza africana è il classico pugno nello stomaco. L’uomo bianco, il ‘muzungu’, non è sempre visto bene. I 2 missionari stanno imparando la lingua bantu parlata in Kenya, il kiswahili, e non fanno nulla per nascondere le ombre di un territorio così privo di romanticismo ai nostri occhi. Ne mettono in luce tutte le fragilità, cercano di capirlo con uno sguardo privo di giudizi nel tentativo di realizzare quella che è la loro convinzione più grande, e cioè che un buon cristiano non deve predicare solamente ma essere un esempio concreto con la propria vita.

A Nyahururu non si può stare fuori la notte, perché è pericoloso muoversi quando è buio. Durante la Vigilia di Natale Fabio ha partecipato alla messa con la gente di strada, in un poco poetico mix di forti odori di alcool e colla da sniffare che segnano il vivere quotidiano da poveri della popolazione locale.

ilaria coi bambini in kenyaJPG

‘Da quando siamo qui – commentano i coniugi Fanton – abbiamo imparato a vivere ogni giornata come un dono e ce lo insegnano tutte queste persone. Facciamo tanta fatica a capire come mai noi siamo così fortunati, ma forse questo non è il tempo per capire ma per fidarsi del Signore. Crediamo che questa sia la Missione che Dio ci ha affidato in questo momento: stare con la gente senza avere la pretesa di avere tutte le risposte’.

Fabio lavora presso il laboratorio del Marleen con i diversamente abili, mentre Ilaria collabora presso l’ufficio Public Relation come collegamento tra volontari di tutto il mondo e la popolazione locale, e tocca con mano i drammi familiari in Kenya, e cioè che le madri crescono i figli da sole perché i padri sono assenti e spesso alcolizzati, con il timore quotidiano delle scorribande tra tribù che le costringe a fuggire nella notte e dormire all’aperto con i bambini.

L’8 marzo Ilaria ha festeggiato nella prigione femminile di Nyahururu le donne che si trovano lì per aver accoltellato e ucciso i mariti o compagni o per aver rubato. I bambini ancora in allattamento vivono con loro dentro le mura del carcere. ‘Per noi la quaresima è adesso la rinuncia delle nostre sicurezze – commenta la giovane – e dei nostri punti fissi. L’Africa rivoluziona tutto, rimescola le carte in tavola obbligandoti ad uno sconvolgimento totale’.

bambina in kenya

Quotidianamente entrambi si scontrano con i tipici ritmi blandi africani, tanto distanti dalla frenesia da Nord est vicentino cui erano abituati, ‘immersi in un mondo dove la priorità è il rapporto umano con le persone e solo in seguito si dedica il tempo rimanente agli obblighi lavorativi’.

‘Ci criticano da più fronti – scrivono infine Ilaria e Fabio nel loro sito web – ma ogni scelta comporta dei rischi, in tutti gli ambiti. Ci piace pensare che anche chi ci critica sotto sotto un po’ ci invidia perché questa scelta così radicale fa emergere certi schemi e logiche in cui la nostra società è intrappolata’.

 

Marta Boriero

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