Si è svolta ieri nella sala conferenze della Biblioteca di Piovene Rocchette una serata informativa in occasione del 30° anniversario di fondazione del gruppo AIDO di Piovene, che raccoglie i donatori volontari di tessuti ed organi. Il gruppo conta 466 iscritti ed uno dei maggior gruppi operanti nel territorio dell’Ulss 4 Alto Vicentino. Madrina della serata l Rita Dal Santo, ininterrottamente presidente dell’AIDO Piovene dall’anno della fondazione, il 1984.

 

Relatore della conferenza il  Bruno Zamberlan, presidente provinciale AIDO, che ha fatto il punto sull’attuale sviluppo dei reparti trapianti nel Vicentino e sull’importanza dell’opera dei volontari, senza i quali “i progressi medici che abbiamo raggiunto non sarebbero così avanzati. Non c’è progresso senza il dono dei volontari. Una goccia di sangue non si costruisce in laboratorio”.

 

 

In tutta la provincia di Vicenza gli iscritti attivi sono 47.102, prima sezione veneta per numero, in continuo incremento. Proprio ad Asiago, nel 1972, è nato il primo gruppo AIDO di Vicenza e del Veneto (tra i fondatori Mario Rigoni Stern). In tutto il Veneto gli iscritti sono più di 60.300, la percentuale più elevata d’Italia. Il Veneto ed in particolare il Vicentino hanno quindi un ruolo di primaria importanza a livello nazionale. Basti pensare che nel 2013 un trapianto su 6 è stato fatto in Veneto.

Di un totale di 438 trapianti fatti sempre nel 2013, 314 sono trapianti di rene (62 da vivente), e di questi ben 34 sono stati fatti a Vicenza (11 da donatore vivente). Con queste cifre non stupisce il grosso sviluppo del reparto emotrasfusionale dell’Ospedale unico di Santorso e dal San Bortolo di Vicenza, che curano migliaia di pazienti colpiti da insufficienza renale e per i quali il trapianto risulta essere una vera e propria liberazione dall’incubo giornaliero della dialisi.

 

Anche per quanto riguarda la donazione di cornea e bulbo oculare il Veneto ha il primato assoluto: dona il 55% del fabbisogno nazionale e Vicenza il 25% del Veneto.

 

Il primario di anestesia e rianimazione e coordinatore trapianti dott. Pantaleo Corlianò dell’Ospedale unico di Santorso ha toccato il tema delicato del concetto di morte cerebrale. “Si tratta di un falso problema”, a affermato, “e questa confusione la riscontro anche tra i miei colleghi in altre regioni d’Italia. Non certo in Veneto, dove esistono centri di formazione trapianti all’avanguardia. Non esiste la persona che è ancora in vita ma morta cerebralmente, esiste solo la persona morta. Questa idea è difficile da far passare, per questo consiglio alle persone di prendere la decisione di donare gli organi a mente fredda, non nel momento più terribile, quando il loro caro sta per morire, perché in quel momento capisco la loro reticenza dovuta al dolore”.

 

Anche il dott. Stefano Chiaramonte, direttore del Centro trapianti dell’Ospedale S. Bortolo di Vicenza, ha messo in luce altre cifre di rilievo: la curva di sopravvivenza dei pazienti a Vicenza è sopra la media europea, l’80% a tre anni dall’intervento per un rene nuovo, il 60% a dieci anni. Vicenza è anche il primo centro d’Europa per la dialisi peritoneale, quella che il paziente si fa da solo a casa, utilizzata dal 40% dei dializzati vicentini. Infine ha messo in primo piano l’importanza dei volontari, con lo scopo di sensibilizzare le persone alla donazione: “Riceviamo i mattoni dalla popolazione, e poi noi li assembliamo. Oltre 7.000 persone in dialisi sono in lista in Italia ogni anno per un trapianto. Ricordatevi, tra l’altro, che una donna in dialisi non può portare a termine una gravidanza. I casi che si sono conclusi bene con la nascita del bambino sono rarissimi.”

 

Dopo trent’anni di lavoro a stretto contatto con i dializzati, anche il primario di nefrologia dott. Maurizio Axia dell’Ospedale unico di Santorso ha voluto tralasciare le problematiche strettamente mediche, condividendo in particolare la sua esperienza umana di vicinanza al dolore: “è un lavoro che ci commuove giornalmente”, ha ammesso, “i miei pazienti li vedo ogni giorno, anno dopo anno, siamo a stretto contatto con la loro sofferenza e alla fine diventiamo come familiari. Vi invito a pensare bene cosa significa per un dializzato un possibile ritorno alla normalità, che noi consideriamo scontata”.

 

L’opera di sensibilizzazione dell’AIDO facilita la diffusione nel territorio dell’idea della donazione, in quanto la legge del silenzio-assenso è tuttora ambigua ed ha bisogno di essere veicolata tramite l’iscrizione ad una associazione che rilascia con l’iscrizione un tesserino, ratificando in questo modo senza equivoci la volontà del donatore.

 

A fine maggio ci sarà la tradizionale Festa della rosa. I volontari AIDO distribuiranno fiori all’uscita delle chiese raccogliendo donazioni e sensibilizzando la popolazione.

Marta Boriero

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