Un profugo ogni mille abitanti. La direzione da seguire per affrontare l’emergenza profughi secondo Franco Balzi, Sindaco di Santorso, è questa. E oggi il Prefetto di Vicenza e il Presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Ulss4, Robertino Cappozzo, hanno confermato la sua visione di accoglienza.

Il progetto a cui fa capo la proposta di Balzi è lo Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) e mira a coinvolgere tutti i Sindaci del territorio in un progetto di accoglienza che ‘spartisca’ il numero degli immigrati tra tutti i Comuni senza gravare in modo esagerato solo su alcune città.

“Ieri il Prefetto e il Presidente della Conferenza dei Sindaci dell’Ulls 4 hanno confermato la loro intenzione di approvare la proposta – ha spiegato Balzi – ed è stato quasi completamente definito il testo che sarà presentato a breve a tutti i Sindaci per essere sottoposto ad approvazione”.

Se così fosse, tutti i Comuni siglerebbero il loro accordo ad accogliere e integrare alcuni profughi sul loro territorio, in numero proporzionato agli abitanti della città. Schio ne avrebbe quindi circa 40, Thiene 23, Santorso 6 e così via. Un numero che con questo calcolo sarebbe pressochè impercettibile all’interno delle comunità e darebbe la possibilità di ‘gestire’ il flusso migratorio in modo ordinato e rispettoso sia per i cittadini che per i profughi stessi.

Lo Sprar è ben lontano da quel che sta succedendo ora. In questo momento lo stato italiano e i Comuni stanno fornendo un’assistenza di tipo ‘primario’, cioè immediata e  finalizzata allo smistamento, che non ha nulla a che fare con un progetto di accoglienza e integrazione.

“Il Progetto Sprar è l’unico sistema che io considero attuabile per un’accoglienza diffusa – ha commentato Balzi – Ad esempio, io sono totalmente in disaccordo ad avere nel mio Comune oltre 70 profughi alloggiati al Duca d’Este, così come sono contrario ai profughi che stanno a Tonezza, Schio o Valli del Pasubio. Avere un numero elevato di migranti raccolti in un’unica struttura non serve a nessuno, né a loro né a noi. I cittadini italiani sono scontenti e infastiditi – ha continuato – e gli stranieri non hanno nessuna possibilità di integrarsi nella società, né socialmente né lavorativamente”.

Balzi e il testo approvato oggi, prevedono l’accoglienza di nuclei di 3 o 4 persone al massimo nel medesimo stabile, per un totale di circa un profugo ogni mille abitanti del Comune. Stranieri che devono essere impiegati dal Municipio in lavori gratuiti con lo scopo di imparare la lingua svolgendo al tempo stesso lavori socialmente utili che insegnino loro ad introdursi nel sistema lavorativo (e nelle sue dinamiche) italiano.

“Ci stiamo lavorando da mesi – ha spiegato Robertino Cappozzo – perchè non possiamo sottrarci alle nostre responsabilità, ma al Cappozzotempo stesso dobbiamo dare una mano al Prefetto e difendere il territorio. Distribuire il numero di profughi ripartendolo in modo territoriale è un sistema di solidarietà anche per noi stessi. I profughi arrivano e non si possono cacciare, ma bisogna evitare che il problema sociale si ingigantisca ancora di più e diventi totalmente ingestibile. I Sindaci ci sono e non scappano, ma dobbiamo trovare un accordo tutti insieme”.

“Io sono da sempre favorevole all’accoglienza – ha sottolineato Balzi – ma deve esserci una logica progettuale dietro alle decisioni su come affrontare il fenomeno. In questo momento per l’Italia l’emergenza profughi è un problema enorme perché lo Stato e l’Europa agiscono in modo sbagliato. In altri paesi dell’Unione ce ne sono molti di più che da noi, ma la malagestione fa apparire i nostri numeri come un cataclisma e la situazione sta degenerando. La confusione che si è creata e la mancanza di collaborazione di moltissimi Comuni ha obbligato i Prefetti ad imporre i profughi nei Comuni che hanno strutture libere, ma questo è profondamente sbagliato. I Comuni devono mettersi d’accordo, collaborare e mettersi tutti a disposizione. Questa secondo me è l’unica soluzione. Lo Sprar è una politica sperimentale che deve essere applicata ed estesa. Non collaborare tra amministratori – ha concluso – non fa bene a nessuno perché di questo passo e con queste politiche di accoglienza la situazione potrà solo peggiorare”.

Anna Bianchini

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