Oggi sono fiera di essere italiana, di essere veneta, dato che è stata la regione più ‘civile’, dove i cittadini sono andati ad esprimere in massa la loro preferenza sulla modifica della Costituzione. Non me l’aspettavo, devo essere sincera, date le astensioni alle urne degli ultimi decenni. Sono orgogliosa di questa partecipazione a prescindere dall’esito del referendum sul quale non mi sono mai pronunciata per una questione di umiltà, dinanzi ad una riforma così importante, che mi aveva messa in difficoltà già come semplice cittadina. Ma sono andata a votare lo stesso perchè non è rimanendo indifferenti e distaccati che ci si rialza. Questa partecipazione popolare rompe il ghiaccio di italiani sempre additati come un popolo di pecore, di pigri che anzichè fare la coda nella scuola dove si esprime la preferenza, scelgono il ristorante, la gita fuori porta e di non fare la propria parte. Così non è stato questa volta. Gli italiani dalle Alpi al Mediterraneo hanno voluto dare il loro contributo e questa voglia di esserci, di decidere e di non subire con quello spirito di rassegnazione che a volte è più vigliaccheria che altro, mi fa avere fiducia nel futuro. Un futuro dove l’italiano, anche quello con la terza media ed il giovane distratto dalla discoteca, dai social e dai videogiochi vuole avere un ruolo.

costMi viene in mente Matteo, poco più che maggiorenne, davanti alla tv fino al giorno prima della sua decisione presa a poche ore dall’urna. Mi viene in mente Federico, 24 anni, studente di giurisprudenza thienese che la sera, nonostante il freddo, prendeva l’auto della mamma per recarsi a tutti gli incontri organizzati nella zona, che potessero chiarire le sue idee. Mi vengono in mente i miei vicini di casa pensionati che domenica mattina sono usciti in auto, fieri e consapevoli di votare quello che per loro è stato il frutto di uno studio vero e proprio sulla Costituzione, che forse non conoscevamo così bene fino a qualche mese fa. E ancora mi vengono in mente quelli che hanno creduto nel Si e nel No, a prescindere dai lavaggi di cervello di talk show e social network. E’ questa L’Italia che può tornare a mettersi in moto, quella che esce da casa e va a votare, quella che si è resa conto che la democrazia vera va esercitata nelle singole azioni quotidiane. Iniziando dal diritto di esprimere una preferenza che può cambiare le sorti di questo o quel governo.

cosGli italiani sono scesi in campo per dire ‘ci siamo’, per fare sapere a chi pensa di intortarli che sono loro il motore del paese, che sanno prendere delle decisioni di cui ora si prenderanno anche le responsabilità. Ai politici, che siano amministratori, governatori regionali o semplici figure istituzionali locali vorrei dire di aprire le menti e prendere atto che gli italiani sono cambiati.

Non sono più quelli che votano perchè gli porti il volantino a casa o glielo fai recapitare per posta. Sono teste pensanti che si sono rese conto che se siamo arrivati al disastro è pure colpa loro che hanno scelto con superficialità, per fare un piacere all’amico e non con quel buon senso che dovrebbe contraddistinguere la preferenza in cabina elettorale. E allora, scendete dal piedistallo e imparate con l’umiltà di chi vi paga con le tasse dei contribuenti, ad ascoltare quel popolo che sa mettervi sulla poltrona, ma che sa anche scaraventarvi giù se non gli piacete e se il vostro mandato non lo ha soddisfatto.

Consentite a questo popolo sovrano di criticarvi e di attaccarvi perchè il vero potere è in mano a lui. Non abbiate prosopopea. Voi siete solo uno strumento di un popolo che vuole riprendersi la dignità.

Natalia Bandiera

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