L’asilo nido Bambi di Schio chiude perché verrà potenziato l’asilo Peter Pan. Questo si sapeva. Ciò che non si sapeva è che i gruppi di opposizione in Consiglio Comunale e alcuni genitori dei piccoli studenti, hanno deciso di ‘farsi sentire’ per convincere il Sindaco Valter Orsi e la sua amministrazione a tornare sui loro passi.

Pd e TesSiamo Schio hanno presentato un punto che sarà discusso in Consiglio Comunale nel quale chiederanno che venga sospeso il procedimento di chiusura del Bambi a favore di una ridefinizione di un modus operandi che preveda il mantenimento dei due asili nido comunali e, soprattutto, che non preveda al taglio dei 650mila euro destinati al mantenimento delle due strutture.

Giuseppe Battistella, Mario Benvenuti, Maria Girotto, Valentia Grazian e Anna Guglielmi (intervenuta in sostituzione di Carlo Cunegato per TesSiamo Schio), hanno spiegato che le motivazioni della chiusura del Bambi “non possono essere giustificate come una riduzione di costi, perhchè tagliare in questo tipo di servizi sociali significa arretrare e non dare supporto alla genitorialità”.

Gli asili Bambi e Peter Pan si trovano a Magrè e a Santa Trinità, cioè ai lati opposti del centro cittadino. “Tagliare il Bambi significa convogliare 100 bambini in un’unica zona, con conseguente impegno logistico da parte delle famiglie – hanno commentato i consiglieri – Un asilo nido è il segno della presenza della città nei servizi sociali. Siamo d’accordo che serva un cambiamento, ma il taglio di un asilo non è il cambiamento giusto. Il successo delle strutture private risiede nell’avere pochi bambini, per cui allargare il Peter Pan significa andare contro corrente. L’asilo nido – hanno continuato – permette anche di sviluppare una società in cui uomini e donne possono lavorare, garantendo sia la parità di genere sia la possibilità di una ripresa economica. L’amministrazione ha annunciato un taglio di 200mila euro, ma questo non è un risparmio, è un arretramento. In 5 anni i bambini del Bambi sono calati da 51 a 48, statisticamente è irrilevante. Chiudendo uno degli asili nido – hanno concluso – Schio dimostra di non voler scommettere sul futuro”.

Dello stesso avviso anche alcuni genitori di bambini che frequentano gli asili e che hanno deciso di divulgare una lettera in cui lamentano di non essere stati ‘coinvolti’ nel percorso che l’amministrazione comunale ha seguito per arrivare a deliberare sulla chiusura del Bambi.

“Lamentiamo il fatto che il processo decisionale sia stato caratterizzato da una mancanza di trasparenza nei confronti di noi genitori e di coinvolgimento della cittadinanza in genere – spiegano i genitori – Desideriamo esprimere il nostro apprezzamento per le due strutture comunali presenti nel territorio scledense, dove operano educatrici ed operatrici di alta professionalità che garantiscono un servizio caratterizzato da un eccellente standard qualitativo. La chiusura dell’asilo nido Bambi rappresenterebbe una grossa perdita per tutta la cittadinanza, soprattutto per quanti credono fortemente che l’educazione, fin dai primi anni dell’infanzia, costituisca un importante strumento di promozione sociale ed educativa. Siamo qui quindi per difendere la qualità del servizio pubblico – continuano –  ed il suo futuro in un momento molto difficile per la nostra Città e per il nostro Paese per via della grave crisi economica che stiamo vivendo. Molte famiglie residenti nel centro città e nei quartieri attigui (SS. Trinità, Santa Croce, Poleo, Tretto), trovandosi probabilmente nell’impossibilità logistica di accompagnare i figli al nido Peter Pan di Magrè, saranno costrette a rinunciare al servizio dell’asilo comunale ed a doversi affidare ad una struttura privata comportando una ulteriore contrazione delle domande di iscrizioni al nido comunale. Il nido è un luogo educativo dove il bambino cresce e sviluppa le sue potenzialità, in costante confronto con i suoi pari, in un contesto accogliente che lo rassicura e che conforta anche noi genitori impegnati nel nostro lavoro, fino ad oggi certi di aver scelto il meglio per i nostri figli. La concorrenza dei nidi privati, che ha portato ad un calo degli iscritti nelle strutture comunali, non è data dalla qualità del servizio. Chiediamo all’amministrazione di fare un reale percorso di analisi, che non si fermi solamente alle cifre del bilancio comunale, ma che tenga in considerazione i molteplici fattori e le conseguenze che porterebbe una scelta unilaterale. Chiediamo un percorso che coinvolga i genitori presenti ed i potenziali nuovi fruitori dei servizi comunali, offrendo tutta la nostra disponibilità per cercare assieme un’alternativa all’accorpamento dei due nidi in un’unica struttura così dislocata rispetto a gran parte del territorio comunale. Invitiamo – concludono – le Istituzioni e chiunque abbia a cuore il futuro dei nuovi piccoli scledensi ad aprire una discussione trasparente, documentata e reale sulla questione”.

Anna Bianchini

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