Il pugno duro dell’amministrazione comunale di Valter Orsi non piace al Pd. Dopo l’approvazione del nuovo regolamento della Polizia Locale, che ha avuto il benestare in Consiglio Comunale lo scorso lunedì, Giovanni Battistella, capogruppo consigliare del Pd ha spiegato alcuni concetti che hanno portato l’opposizione a  votare contro l’ok alle nuove regole da rispettare in città. Dopo aver fatto notare come il suo gruppo avesse cercato di far ragionare la maggioranza cercando accordi che mediassero tra il pugno di ferro e la tolleranza, il leader del Pd in Comune ha accusato Orsi e la sua giunta di chiusura a percorsi di condivisione e disinteresse per la collaborazione con i gruppi di minoranza.  

In ogni caso, il punto principale su cui minoranza e maggioranza si sono ancora una volta ‘spaccati’ riguarda il divieto a mendicare.

“Uno dei nostri approfondimenti riguarda l’articolo 40, sottoposto a modifica con il nuovo regolamento – ha spiegato Battistella – Nell’ordinamento giuridico attualmente vigente la mendicità ‘semplice’ è un’attività lecita e costituisce un vero e proprio diritto soggettivo del cittadino a richiedere aiuto al prossimo, mentre è vietata la cosiddetta ‘mendicità  invasiva’ o ‘accattonaggio molesto’, realizzato mediante sfruttamento di minori, disabili e animali o simulando disabilità. Il nuovo Regolamento di Polizia Urbana proposto, introduce nel territorio comunale un divieto generalizzato di mendicità, indipendentemente dalle modalità di esercizio di tale attività, negando alle persone indigenti la possibilità di effettuare una mera ‘richiesta di aiuto. Non abbiamo difficoltà ad avere una posizione dura nei confronti dell’accattonaggio molesto e pericoloso – ha continuato – o nei confronti dell’abusivismo, ma non siamo d’accordo nel far coincidere in ogni caso l’accattonaggio alla microcriminalità. Nessuna obiezione per quelle situazioni  di speciale gravità, ma queste non possono consistere nella semplice presenza di persone non gradite”.

L’accattonaggio è un tema che ha ‘toccato’ profondamente gli esponenti del Pd del consiglio comunale, che hanno voluto approfondire il concetto per far capire quanto la necessità di mendicare sia diversa dal voler esercitare una forma di accattonaggio che mette a repentaglio la sicurezza della città.

“Bisogna distinguere chi è costretto all’accattonaggio e rientra in giri di vero e proprio sfruttamento da chi versa in una situazione di bisogno non riconducibile a sua colpa e, senza arrecare alcun disturbo chiede l’elemosina – ha sottolineato Battistella – Nel primo caso è giusto cercare di limitare il fenomeno, ma sarebbe necessario perseguire gli sfruttatori e non gli sfruttati. Nel secondo caso ogni situazione sarebbe da analizzare attentamente e farsi carico di tante storie concrete di povertà subita e non certo voluta. Il problema esiste e riguarda non tanto gli indigenti, ma le organizzazioni criminali che inducono anche minori all’accattonaggio. E’ loro che si dovrebbe colpire”.Mendicante

Secondo Battistella e i suoi colleghi è inaccettabile fare un’equazione tra accattonaggio e delinquenza, perché questo crea nei cittadini paura ingiustificata che, secondo gli esponenti del Pd, l’amministrazione di Orsi utilizza per fare propaganda. Inoltre, identificare ‘accattoni’, ‘stranieri’ e ‘zingari’ come responsabili di una situazione di degrado sociale ed economico e di conseguenza ‘rimuoverli’ dai luoghi dove solitamente sostano, non garantirebbe assolutamente un miglioramento della qualità della vita.

“Le politiche sociali di sicurezza urbana non devono manifestarsi attraverso meccanismi discriminatori a tutela di cittadini ‘rispettabili’ e a svantaggio degli esclusi – ha detto Battistella – Sicurezza per tutti significa soprattutto individuare i soggetti a rischio e inserirli in un piano efficace di aiuto e di assistenza. Se davvero si vuole porre rimedio a fenomeni di degrado e disagio, anziché agire con le ordinanze dal pugno di ferro, si dovrebbe intervenire con un piano concreto di aiuto ed intervento, studiato in sinergia tra i servizi sociali e le numerose organizzazioni di volontariato attive sul territorio. Ci sono persone – ha continuato – che vivono il loro disagio nel silenzio e in famiglia e vengono individuate solo quando accadono fatti eclatanti. C’è un disagio che ha a che fare con la difficoltà di integrazione. La sicurezza – ha concluso – non è basata solo sul potere delle forze dell’ordine, ma anche nella cura dei luoghi lasciati in abbandono e sede di marginalità. La città deve rimanere luogo di integrazione e interconnessione dell’eterogeneità sociale, e non sempre più spazio funzionale alle logiche dei gruppi dominanti”.

Anna Bianchini

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