“Bollino blu al Veneto per i risultati conseguito nell’alternanza scuola-lavoro, ma se il Governo ci avesse ascoltato si sarebbe potuto fare di più e meglio”. Così Elena Donazzan assessore regionale all’istruzione e alla formazione commenta i dati nazionali che vede il Veneto secondo nella classifica, dopo la Lombardia.

Il progetto ‘on the job’ previsto dalla ‘Buona Scuola’ mette l’obbligo agli studenti del triennio di conseguire 400 ore azienda per gli istituti tecnici e professione e 200 per i liceali, diventando requisito di ammissione agli esami di stato.
“Se quest’anno quasi 22 mila aziende venete hanno aperto le loro porte alle scuole e agli studenti – continua Donazzan – significa che la Regione, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale e le associazioni di categoria, ha svolto un buon lavoro offrendo valide opportunità ai giovani”.

Un percorso che in Veneto non giunge nuovo, perché realtà già consolidata dal 1992 e sostenuta con finanziamenti regionali: “ Negli ultimi 5 anni abbiamo investito circa 5 milioni di euro – continua l’assessore veneto – in 418 progetti di alternanza scuola lavoro, coinvolgendo 15 mila studenti per un totale di 94 mila ore”.
La legge della ‘Buona Scuola’ che in Veneto scopre l’acqua calda: “La legge sulla ‘Buona scuola’, invece, a differenza di quanto sperimentato sinora in Veneto – appunta l’assessore Donazzan – si rivela improvvisata e quantomeno pasticciata. I percorsi di alternanza finanziati dalla Regione Veneto negli anni scorsi sono stati realizzati sempre fuori orario scolastico, per evitare che gli studenti perdessero ore di lezione. L’obbligo dell’alternanza scuola-lavoro introdotto dal governo Renzi sta creando, invece, diverse difficoltà alle scuole, non ultima l’orario di svolgimento delle attività. Molti dirigenti scolastici hanno rifiutato il modello suggerito dal Ministero di svolgere l’attività in orario scolastico: gli studenti non sono impegnati contemporaneamente, ma si assentano dalle lezioni alternativamente e a seconda delle opportunità offerte dalle imprese. Ogni studente, quindi, perde contenuti diversi da quelli del proprio compagno di banco. Si pensi ad un liceale che in quinta deve sostenere gli esami di stato e si ritrova a fare l’usciere in un museo o la commessa in una farmacia, o ancora la hostess in un aeroporto. Mentre, nel frattempo, i compagni di classe vanno avanti con il programma ministeriale”.

“L’alternanza – conclude l’assessore – andrebbe organizzata diversamente. Qui in Veneto le idee e le esperienze collaudate non mancano”.

P.V.

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