Proseguirà anche nel biennio 2017-2018 l’esperienza veneta dei progetti di pubblica utilità: Regione, Comuni, enti del privato sociale e del non profit creano opportunità di lavoro temporaneo per disoccupati rimasti senza ammortizzatori sociali, disabili, persone senza reddito. Con la delibera di rifinanziamento approvata ieri, che stanzia 8 milioni di euro del Fondo sociale europeo, la Giunta regionale del Veneto assicura così continuità alla sperimentazione avviata nel 2009 e che nel 2014 è arrivato a coinvolgere 1600 disoccupati  e il 70 per cento dei comuni veneti, con un impegno di spesa per la Regione di circa 6 milioni di euro.

 

“Facendo leva sulle risorse del Fondo sociale europeo, obiettivo inclusione sociale – spiega l’assessore Elena Donazzan, relatrice del provvedimento – riusciremo ad offrire opportunità di lavoro a 1300 persone senza reddito. E’ una forma di aiuto concreto a padri e madri di famiglia che hanno perso il lavoro e non hanno più tutele, ad esodati rimasti senza stipendio e senza pensione, a persone a rischio di esclusione sociale. Ma rappresenta anche una forma di sostegno indiretto alle amministrazioni comunali che potranno avvalersi dell’apporto di nuovi collaboratori per realizzare o dare continuità a servizi e progetti utili a tutta la cittadinanza. Le persone assunte  per progetti di pubblica utilità avranno cura del verde e dell’ambiente, si occuperanno della custodia di impianti sportivi e biblioteche, o saranno destinati a servizi culturali e di assistenza domiciliare. All’esperienza lavorativa abbineranno percorsi di orientamento e di formazione. Perché l’obiettivo ultimo dei lavori di pubblica utilità non è solo offrire un reddito temporaneo, ma soprattutto una opportunità di inserimento occupazionale”.

 

Comuni, enti non profit, associazioni e cooperative avranno tempo 45 giorni dalla pubblicazione del bando per presentare progetti di pubblica utilità. La Regione erogherà sino a 5 mila euro per ogni persona occupata con un contratto temporaneo di sei mesi, che preveda almeno 20 ore di lavoro la settimana e un impegno formativo o di orientamento al lavoro compreso di almeno 14 ore.

 

“I progetti di utilità sociale sono stati una esperienza tutta veneta, ‘inventata’ all’inizio della crisi, nel 2009, grazie alla collaborazione tra istituzioni pubbliche e private. Questa esperienza ha dimostrato – ribadisce l’assessore regionale al lavoro – che è possibile offrire una risposta di dignità alle povertà e opportunità di inserimento occupazionale anche per le persone più fragili, ai senza reddito, agli espulsi dal processo produttivo a bassa qualifica professionale, a quei profughi ai quali è stato riconosciuta la protezione umanitaria o internazionale”.

 

Tra le esperienze più significative di lavori di pubblica utilità realizzate in Veneto per  numero dei comuni coinvolti e persone occupate è il Fondo di solidarietà attivato tra Regione, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e di Rovigo, Etra, comuni dell’Alta Padovana e del Vicentino e Diocesi di Padova: nel quinquennio  ha creato un migliaio di opportunità formative e lavorative per altrettanti disoccupati over 50, in impieghi di pubblica utilità, grazie alle risorse attivate dalla Regione Veneto (22 milioni di euro), dalla Fondazione Cariparo (1 milione di euro) e da Etra (900 mila euro).

 

 

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su:
Stampa questa notizia