‘Quella che la Sanità del Veneto è un’eccellenza, è una favola che ci hanno raccontato, ma che è distante dalla realtà’. Durissimo l’attacco del consigliere di opposizione in Regione Alessandra Moretti, che descrive un quadro della sanità veneta tanto lontano dai proclami della giunta leghista di Luca Zaia.

Oggi sul declassamento della Sanità Veneta, da sempre descritta dai nostri amministratori un modello a livello europeo, è intervenuta anche Daniela Sbrollini , Vicepresidente XII Commissione Affari Sociali e Sanità a Roma, che ha fatto eco alla collega Moretti, sottolineando una sorta di scadimento dei servizi, soprattutto nel Sociale.
1200 posti letto falciati, rette delle Case di Riposo, che arrivano fino a 3mila euro mensili, degenti letteralmente sbattuti fuori dalle strutture ospedaliere con patologie, che necessitano di assistenza e guai se un anziano si rompe un femore. Con gli ospedali ormai per ‘acuti’, devono provvedere da soli alla degenza. A questo, si aggiunge il problema delle liste d’attesa, che sono lunghe, esasperanti e costringono chi ne ha bisogno a rivolersi alle realtà private, che stanno diventando sempre più un punto di riferimento per cittadini che pagano tasse carissime, ma non hanno servizi proporzionati a quanto sborsano.

Eppure dovremmo ricordarci che il sistema sanitario in Italia è pubblico ed una bella fetta dei nostri soldi serve a pagare profumatamente chi dovrebbe essere al nostro servizio e non incuterci timore solo perchè sa parlare bene e ricopre un ruolo.

Daniela Sbrollini

Ennesima brutta figura per la sanità veneta, che arretra dal quinto al sesto posto nella graduatoria tra le altre regioni italiane.
Con questo declassamento il Veneto esce dal gruppo delle Regioni che detteranno le linee per la suddivisione del Fondo sanitario nazionale del 2018, ciò significa concretamente che d’ora in poi il Veneto dovrà adeguarsi agli standard decisi dalle altre regioni più virtuose e con i migliori risultati. Perdiamo continuamente posti per le scelte poco lungimiranti e scarsa attenzione alle necessità reali del territorio anche nell’ ottica dell’evoluzione demografica e delle necessità delle famiglie.
Per ripianare il debito in sanità si è tagliato troppo sul sociale e non si sono fatti investimenti sul presente e nel futuro per la qualità della vita e per la qualità dell’assistenza nei confronti dei più fragili.

La Giunta regionale prova goffamente in queste ore a recriminare sulle scelte metodologiche e le modalità di calcolo della classifica, ma la realtà dei fatti è diversa: sono migliaia i posti letto che mancano, si allungano le liste d’attesa e troppi anziani non autosufficienti sono lasciati in carico alle famiglie, mettendo in difficoltà il futuro di tante generazioni.
Il Veneto ha scelto di concentrare tutti gli sforzi organizzativi e manageriali per il passaggio alla cd. “azienda zero”, senza contemporaneamente dare concretezza ad investimenti come la medicina di gruppo, l’assistenza territoriale e domiciliare. Inoltre il personale socio sanitario continua ad essere numericamente insufficiente per le esigenze dei cittadini.

Ciò non significa che va tutto male, è vero che c’è un avanzamento positivo sulla qualità dell’applicazione dei LEA, recentemente aggiornati dal Parlamento, ma che può essere sicuramente fatto meglio.Il Veneto deve avere l’ambizione di essere costantemente tra le regioni migliori non solo per quanto riguarda l’equilibrio finanziario del settore, ma anche nell’ erogazione dei servizi pubblici perché la sanità non è semplicemente una spesa ma è un’ investimento fondamentale per tutti i cittadini.

Natalia Bandiera

Le dichiarazioni in video del consigliere Alessandra Moretti

 

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