Diventa realtà la fusione tra i comuni di Malo e Monte di Malo, che si riuniranno lunedì sera in un consiglio comunale congiunto lunedì sera, per concretizzare le opportunità di condivisione dei servizi e sviluppo per entrambi i paesi.

“Tale ipotesi è nata dall’incontro della volontà delle due amministrazioni e in particolare dei sindaci, che vedono nella fusione un’opportunità di sviluppo per il proprio comune, mettendo così in primo piano gli interessi dei cittadini, a scapito di una riduzione di un anno del mandato, in questo caso dell’amministrazione di Malo, e l’elezione di un solo sindaco, di una sola giunta e di un solo consiglio – ha spiegato Paola Lain, sindaco di Malo – Anche questo a beneficio delle spese che i cittadini sostengono per la parte politica dell’amministrazione”.

Per ciò che concerne invece gli altri aspetti che riguardano le due comunità, Francesco Beccari esperto della Maggioli, azienda incaricata dello studio, ha messo in risalto come “Negli ultimi cinque anni sono stati soppressi in Italia 184 comuni a seguito di 76 fusioni. Nel 2018 ne verranno soppressi altri 29 a seguito di altre 12 fusioni. Nell’ultimo quinquennio si è rilevata una fusione ogni 24  giorni”.

L’ipotesi ‘fusione’ è stata illustrata ai rappresentanti delle associazioni di Malo, riuniti con altri stakeholders.

Obiettivo era verificare cosa si aspettano i cittadini in termini di razionalizzazione e miglioramento dei servizi. A tal fine è stato consegnato un questionario predisposto dalla società incaricata dai due comuni di eseguire lo studio di fattibilità di un eventuale fusione.

Diverse sono le ragioni che portano i comuni a scegliere questa strada. Dal punto di vista economico le principali sono i contributi statali e regionali, stimati per Malo e Monte di Malo, nei dieci anni successivi alla fusione, complessivamente in oltre 17 milioni di euro a favore delle due comunità.

Ma quello economico è solo uno degli aspetti. Un altro, altrettanto importante, ha spiegato Beccari, “E’ quello di garantire e rafforzare le identità territoriali che – alternativamente – rischierebbero di andare a perdersi a causa delle sempre meno risorse a disposizione (la fusione non è “cancellazione” dell’identità ma arricchimento dall’unione di due realtà) per giungere alla realizzazione di un “Comune Nuovo”, innovativo, vicino alle esigenze di cittadini ed imprese e capace di progettare il futuro”.

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