Lo stress da caldo sta mettendo a dura prova gli animali nelle stalle del vicentino, ma gli allevatori stanno scatenando la loro fantasia per fare stare bene le loro bestie.

“C’è massima attenzione per il benessere degli animali degli allevamenti – hanno spiegato Martino Cerantola e Roberto Palù, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Vicenza – Dai ventilatori ai getti d’acqua, la fantasia è davvero molta per riuscire a prendersi cura dei propri animali e far sì che il calo di produzione sia il più possibile contenuto”.

Nelle zone dove l’acqua scarseggia, o manca del tutto, sono entrate in funzione autobotti per il rifornimento degli abbeveratoi. La situazione più difficile è nella pianura padana, dove si concentra la maggioranza degli allevamenti italiani. “Per le mucche il clima ideale è fra i 22 e i 24 gradi – ha commentato Floriano De Franceschi, presidente dell’associazione regionale allevatori del Veneto –  oltre questo limite gli animali mangiano poco, bevono molto e producono meno latte. In soccorso sono già scattate le contromisure anti afa nelle stalle, dove gli abbeveratoi lavorano a pieno ritmo, perché ogni singolo animale è arrivato a bere con le alte temperature di questi giorni fino a 140 litri di acqua al giorno contro i 70 dei periodi più freschi”.

In funzione anche ventilatori e doccette refrigeranti per aiutare a sopportare meglio la calura. Al calo delle produzioni di latte si aggiunge, dunque, un aumento dei costi alla stalla per i maggiori consumi di acqua ed energia che gli allevatori devono sostenere per aiutare gli animali a resistere all’assedio del caldo. Si aggrava, pertanto, il conto dei danni alle campagne, dove le perdite hanno già raggiunto il miliardo di euro secondo la Coldiretti. Sono gli effetti di un giugno bollente, con temperature massime risultate superiori di 2,2 gradi la media di riferimento, mentre le precipitazioni sono risultate in calo del 52% provocando una crisi idrica di portata storica a livello nazionale, sulla base delle elaborazioni Coldiretti su dati Ucea relativi alla prima decade. Una situazione decisamente pesante. “Gli agricoltori – hanno concluso Cerantola e Palù – devono ricorrere all’irrigazione di soccorso per salvare le produzioni ed il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte per i grandi formaggi tipici”.

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