Interventi veloci, recupero immediato e niente farmaci per alleviare il dolore.

La chirurgia microinvasiva è diventata negli ultimi anni uno dei fiori all’occhiello dell’ospedale di Santorso, tanto che gli interventi sono aumentati e quelli in laparotomia (cioè con apertura dell’addome) si sono ridotti dal 22 al solo 3%.

Un sospiro di sollievo per le pazienti, che possono così usufruire di interventi veloci, riescono a rimettersi in piedi nel giro di poche ore e non devono ‘imbottirsi’ di analgesici per alleviare il dolore post-intervento.

Il reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Santorso,  realtà all’avanguardia grazie a tecniche innovative che offrono numerosi vantaggi clinici e una maggiore sostenibilità, ha iniziato nel 2010 un percorso per garantire alle proprie pazienti le tecniche e le procedure più innovative e sicure. “Considerati all’ordine del giorno, gli interventi di chirurgia laparoscopica avanzata vengono normalmente eseguiti solo in centri di eccellenza chirurgica di riferimento nazionale – ha spiegato Marcello Scollo, direttore del Dipartimento Materno-Infantile – Da tempo però sono una realtà nell’ospedale di Santorso e questo risultato è stato possibile grazie al costante aggiornamento dei nostri medici e all’attività assistenziale di alto livello di tutto il personale di reparto e sala operatoria. Proprio con questo spirito, oggi si è tenuto il corso “Chirurgia microinvasiva Santorso’s way”, un’occasione per discutere, insieme a chirurghi di altre strutture della Regione Veneto, delle tecniche mininvasive in ginecologia, valutandone i pregi clinici e le ricadute in termini di sostenibilità economica”.

La chirurgia mininvasiva è ancora poco diffusa in Italia, nonostante siano sempre più riconosciuti i suoi vantaggi soprattutto per i pazienti. “Per le pazienti i benefici sono innumerevoli e rappresentati da un più veloce recupero, un minor tempo di permanenza in ospedale e un miglior risultato clinico con minori complicanze, grazie alla sicurezza e alla precisione che queste tecniche garantiscono e la necessità di un minor ricorso a farmaci per contrastare il dolore – ha sottolineato Carlo Dorizzi, referente sala operatoria di ginecologia – La chirurgia mininvasiva è detta ‘gentile’ in quanto riduce l’impatto sui tessuti e organi sani e vicini e, nel 70% dei casi, considerando anche quelli più complessi, non rende necessario l’uso di farmaci analgesici per ridurre il dolore post-operatorio. La maggior parte delle pazienti si alza dal letto e beve dopo solo 6 ore dall’intervento e in genere viene dimessa il giorno successivo”.

In ginecologia, uno degli interventi chirurgici più frequenti è l’isterectomia, ossia la rimozione dell’utero. “Se si considera questo tipo di intervento, l’uso della laparoscopia nel nostro reparto è passato dal 41% all’86% dei casi in sei anni, con una conseguente riduzione degli interventi laparotomici tradizionali dal 22 al 3% – ha detto Valentina Bresciani, ginecologa all’ospedale di Santorso – L’ospedale di Santorso presenta una gestione peri-operatoria, detta ‘fast track’, che risponde agli stessi principi delle tecniche chirurgiche mininvasive: ridurre al minimo l’ospedalizzazione, ridurre la preparazione pre-operatoria della paziente, dimissioni precoci e il ritorno immediato a condurre una vita normale. Ad esempio, lo sforzo organizzativo e assistenziale ha portato a ridurre di quasi 2 giorni, da 4 a 2.3, i giorni di degenza media per isterectomia laparoscopica”.

“Una delle cause di rimozione dell’utero sono i tumori – ha spiegato Sara Fantinato, referente di oncologia ginecologica – Nella nostra struttura una paziente con tumore all’utero viene operata e dimessa entro 30 giorni dalla diagnosi. In questi casi, il ricovero dura circa 2 giorni e la paziente viene dimessa in buone condizioni e con tutti i controlli, già previsti e pianificati, da un’equipe multidisciplinare di medici formati e dedicati a questo. Le tecniche mininvasive rappresentano un vantaggio anche per i minori costi “personali”, assenza di dolori e cicatrici con un minimo impatto fisico, familiari e sociali visto che è possibile un ritorno al lavoro e alla vita di prima più rapido”.

“Oltre agli enormi vantaggi per il paziente, le tecniche mininvasive rappresentano un’opportunità anche per la sostenibilità del nostro Sistema sanitario nazionale – ha concluso Marcello Scollo – Se andiamo a monetizzare i risparmi che derivano dall’adozione di queste pratiche chirurgiche, la riduzione dei giorni di ospedalizzazione, di uso di farmaci analgesici e di antibiotici, questi diventano molto importanti e, nell’esperienza del nostro ospedale hanno raggiunto più di 300mila euro in tre anni”.

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