“Una sanità in camice bianco e non in giacca e cravatta”. Una sintesi che rende l’idea da chi e come dovrebbe essere gestito l’ospedale di Santorso, secondo i pentastellati dell’alto vicentino.

Messaggio lanciato dal grillino Luca Canale sugli scalini del nosocomio, costruito in nome di un project financing che “è il simbolo del saccheggio del territorio e delle risorse del Veneto”.

Una voce compatta del M5S per mantenere viva l’attenzione sul “business della sanità veneta ed in particolare su Santorso”. Dove hanno voluto ribadire come il concetto di privato stia soppiantando il pubblico, a discapito della comunità: “Già il fatto che la si chiami ‘azienda’ sanitaria ed i pazienti vengono denominati ‘cliente’, fa intendere l’uso manageriale della struttura”.

“La salute è un diritto fondamentale, sancito dalla Costituzione e non può essere valutato in base ai bilanci di aziende private – commenta Canale – Ospedale dell’Alto Vicentino è un esempio negativo dei costi e della concezione privatistica della sanità che, col project financing, è diventata”.
L’ospedale di Santorso è costato circa di 160 milioni di euro. Doveva essere costruito con soldi dei privati, la Summano Sanità, la quale però ha investito solamente circa il 50%, ovvero 79 milioni di euro. Conteggi resi noti e presentati con un esposto del 2012 dall’associazione Communitas rappresentata da Pietro Veronesi: “Ma già avevamo puntato i riflettori sulla questione con un primo esposto quattro anni prima – continua – Per chiedere come mai la sanità veneta, per quei 79 milioni di euro investiti dal privato,  si trovi un costo annuo di almeno 30 milioni di euro per i prossimi venticinque anni”.

pietro veronese communitas

“I costi di questo ospedale soffocano ogni iniziativa e possibilità di dare maggiore servizio ai cittadini –  continua Canale – Abbiamo una struttura che è sotto organico e gestita con criteri manageriali che la allontanano dal cittadino”.
Tornano a puntare il faro, dunque, i grillini  su quello che considerano un vero e proprio business che gira attorno all’ospedale di Santorso, a vantaggio del privato e a discapito del pubblico. Con la sanità del Veneto che sborsa cifre milionarie, ogni anno al concessionario, ad un interesse di quasi il 20%. Tasso giudicato ‘anomalo in tempi non sospetti sempre da Communitas “da usura”, ancora nel 2012 quando oscillava attorno al 18%.
Sui due esposti presentati alla Corte dei Conti, la risposta tarda ad arrivare per “mancanza di risorse da parte della magistratura – come spiega Veronese  -Il primo è stato archiviato, il secondo risulta ancora aperto, ma è tutto fermo”.
Ma questa lentezza non ferma il M5S, che vuole continuare portare avanti la propria denuncia: “Cittadini al centro dell’attenzione, non i bilanci”, manifestando contro lo sperpero di danaro pubblico.

“Ed a favore di chi? A favore di un consorzio di società, quasi tutti nomi noti e partecipi, secondi fonti della stampa, della ‘combriccola magica’ di quel Galan (e relativi vice) condannato per la più grossa tangente della storia italiana, quella del Mose.  Società che è stata recentemente ceduta ad un fondo estero configurando una operazione finanziaria di pura speculazione, che stanno pagando tutti i cittadini veneti con le proprie tasse. Speculazioni che il Movimento ha denunciato alla Corte dei Conti, supportando i cittadini ed i comitati che hanno analizzato quel poco trapelato di un contratto di project tutt’ora secretato. Insieme con il progettato nuovo ospedale di Montecchio Maggiore e la sventata, ma temiamo solo rimandata, chiusura del punto nascite di Valdagno, questa struttura è un esempio di come non si dovrebbero fare affari sulla pelle dei pittadini. Abitiamo in un territorio complesso – denuncia con proprio comunicato Marco Vantin, consigliere comunale a Schio, a nome del Movimento –  Un territorio frazionato e segmentato, in cui spesso per percorrere poche decine di chilometri serve un tempo che chi ha bisogno di soccorso non ha, ed ecco perché le strutture sanitarie dovrebbero essere più prossime possibile. Non eravamo, non siamo e non saremo mai d’accordo con la concezione privatistica della sanità che le altre forze politiche stanno cercando di far passare, sia a livello nazionale che a livello regionale. La salute è un diritto e sui diritti fondamentali non possiamo metterci a fare i conti di ‘quanto costa’. Deve essere un servizio, non una azienda. Siamo pazienti e cittadini, non ‘clienti’. Eliminare gli sprechi assurdi, eliminare le interferenze politiche nelle nomine dei dirigenti, incentivare i giovani: queste sono le cose che vogliamo portare avanti, per un servizio sanitario che metta il cittadino e le sue esigenze al centro dell’attenzione, non i bilanci”.

P.V.

 

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