Un passo avanti per il mondo femminile africano arriva dalla Nigeria che ha dichiarato illegale l’infibulazione.

La Nigeria acuisce la pena per le mutilazioni genitali femminili. Il presidente uscente Goodluck Jonathan ha firmato un dispositivo di legge che penalizza ulteriormente la pratica tristemente diffusa in larga parte nelle comunità tribali dello Stato africano. Chi venisse accusato di aver praticato una infibulazione verrebbe condannato a quattro anni di reclusione e 200mila naira (ovvero 1.000 euro) di multa. Apprendiamo la notizia dal IlMessaggero.it che riporta nel dettaglio anche i numeri del tristemente famoso ‘intervento’ a cui sono spesso sottoposte le donne per evitare che provino piacere durante l’atto sessuale.

Sono quasi 20 milioni le donne nigeriane che sono state sottoposte a mutilazione genitale e le organizzazioni per i diritti umani sperano che questa decisione spinga almeno altri 26 Stati africani a dichiarare illegale la procedura: “È un segnale potente non solo per la Nigeria ma per tutta l’Africa – ha affermato J. Peter Pham, direttore dell’Africa Center al Consiglio Atlantico – possiamo sovrastimare l’impatto di qualsiasi decisione della Nigeria su tutto il Continente”.

Secondo le stime dell’Unicef, datate 2013, sarebbero più di 125 milioni di donne e ragazze, a oggi e in tutto il mondo, ad aver subito la procedura di infibulazione o altro tipo di mutilazioni femminili, ancora attuate in 29 Paesi in tutto il Mondo, di cui solo 2 al di fuori dell’Africa. Com’è noto, all’interno delle comunità tribali africane, che rappresentano una gran parte dell’elettorato nigeriano, l’infibulazione è una procedura molto praticata: “Ci sono voluti un presidente e una legislatura uscente per non sottoporre agli elettori un qualcosa che andrebbe contro le culture tribali – ha spiegato Pham – è stato un favore al nuovo presidente Buhari, il quale dovrà soltanto convalidare la legge”.

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