Parliamoci chiaro, tra le tante guerre che affliggono l’umanità ce n’è una che va riconosciuta, che tendiamo a ignorare anche se l’abbiamo sotto gli occhi giorno dopo giorno: è la guerra uomo-donna.

Sono 6 milioni, solo in Italia, le donne che hanno subito violenza, e secondo gli ultimi dati Istat, in ben 5 anni le violenze fisiche o sessuali sono scese dal 13,3% all’11,3%. Nulla, zero assoluto – se si considerano le varie campagne antiviolenza, le trasmissioni televisive, il dispregio dell’opinione pubblica, le condanne penali (scarse per entità, va detto) – le donne ammazzate da ex o attuali compagni continuano ad esserci.
Una guerra che ha fatto 6 milioni di vittime, una strage. Va ammesso e stop.

E allora immaginiamo una ‘guerra riconosciuta’ dal mondo intero; una guerra in cui interviene l’Onu, arrivano gli ‘aiuti’; una guerra da cui si scappa; e allora immaginate se possibile che chi ne è suo malgrado protagonista celebri la ‘Sua’ giornata in un giorno qualunque del calendario. Immaginate: “la festa del profugo”, “la festa del mutilato”; ” la festa dello scampato agli orrori”, o addirittura ” la festa del morto ammazzato”. Andrebbe mai celebrata? Ecco, è così che andrebbe vista la festa della donna nel paese che conta troppe donne uccise, o sfregiate con l’acido, o violentate, o sottopagate, o costrette a prostituirsi.

L’Italia dovrebbe sopprimere la data celebrativa dell’8 marzo, e le donne, quelle vere, dovrebbero preoccuparsi di quello che accade alla vicina, se non a loro stesse tra le mura domestiche, e non di organizzare la seratina con le amiche o magari accogliere con un sorriso il mazzolino di mimose donato dal compagno che il giorno prima le ha sparato un cazzotto in faccia e l’8 marzo le fa gli auguri e le dà il permesso di uscire con le amiche. Le donne, quelle vere, non devono ringraziare il datore di lavoro per la mimosa che lascia su ogni scrivania delle dipendenti l’ottavo giorno del terzo mese dell’anno, ma devono avere ogni mese dell’anno lo stesso stipendio che prende il collega che lavora come loro, o peggio. Che poi, sarà casuale il fatto che nelle operazioni antiassenteismo la magggior parte degli indagati è di sesso maschile?

Prima di festeggiare la donna, chiedetevi se la donna, quella vera, vuol essere festeggiata. O se magari le basta solo essere rispettata.

Patrizia Vita

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