Roberto Carlino, ingegnere di 26 anni rifiutato dalle aziende italiane, è stato assunto alla Nasa in qualità di ingegnere: “Nel nostro Paese non c’è spazio per i sogni”.

La storia di Roberto assomiglia a molte altre. Ma ha qualcosa di più. Perché questo ingegnere di 26 anni, dopo anni di studio con risultati ottimi e dopo diversi tentativi andati a vuoto in Italia, un giorno ha tentato l’impossibile. E questo impossibile è diventata la sua realtà.

Ce lo racconta L’Huffington Post, che a sua volta lo apprende da il Corriere del Mezzogiorno.

Roberto Carlino, dopo aver terminato il suo ciclo di studi in Ingegneria Aerospaziale (laurea magistrale) con 110 e lode e menzione della commissione, aveva un unico sogno: fare carriera nel suo campo.

“Pensava allo spazio già ai tempi delle scuole medie”, ha spiegato mamma Raffaella, che di professione fa il medico. Così, da Fuorigrotta, Roberto Carlino ha iniziato la sua corsa: le scuole medie alla Silio Italico, il liceo scientifico al Mercalli, poi la Federico II. Una vita vissuta a cento allora, divisa tra lo studio e le passini di sempre: il paracadutismo e il calcio.

Ma ben presto si accorge che la strada che porta alle stelle, in Italia, è davvero difficile.

“Dopo la laurea — ha raccontato il giovane ingegnere — ho fatto quello che fanno tutti i ragazzi; ho iniziato a inviare il mio curriculum ovunque: all’Agenzia spaziale italiana, alla Thales Alenia Space, al Centro italiano ricerche aerospaziali. Nella maggior parte dei casi non ho neanche avuto una risposta; nessuno ha voluto concedermi un colloquio”. Preso un po’ dallo sconforto, ma per nulla intenzionato a mollare, Roberto Carlino viene a sapere di un master a Roma. Occasione perfetta per entrare in contatto con grandi aziende.

“Assieme ad uno dei professori — ha ricordato — riuscimmo ad organizzare un viaggio per visitare le più importanti aziende spaziali americane, tra cui la Nasa in California. Oltre a visitare i centri spaziali, presentammo anche un progetto per una missione spaziale a cui avevamo lavorato durante il master. Alla Nasa ne rimasero molto colpiti”.

E’ quindi volato nella Silicon Valley, è ritornato, ma neanche questo bagaglio gli è favorevole. E la sua ricerca di un lavoro continua ad essere senza profitto.

“Capii che in Italia non c’è spazio per chi ha dei sogni, così provai l’impossibile. Mandai il curriculum alla Nasa, alle stesse persone che avevano assistito alla mia presentazione. Qualche settimana prima della fine del tirocinio ricevetti l’e-mail più importante della mia vita, la conferma che mi avevano accettato per un tirocinio di 6 mesi alla Nasa con uno stipendio di 3.750 dollari, quando invece in Italia lavoravo gratis”.

Ora Roberto si trova lì, gli hanno prolungato il contratto e dell’Italia dice: “Tornare a casa? L’Italia, Napoli, le porto nel cuore. Ma qui ho un futuro, lì no. Mi hanno appena prolungato il contratto. No, l’Italia non fa per me”.

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