Estate, zainetto della scuola in un angolo della camera, tempo di vacanze e divertimento. Non per Nicolò Vallortigara, 16 anni di Schio studente all’Itis De Pretto, che rappresenta una buona fetta dei giovani con la testa sulle spalle, puliti dentro e fuori, dei quali poco si parla.

Capello dritto, contro ogni regola di gravità, sorriso che non cede alla noia o alla stanchezza, Nicolò si presenta senza filtro, eccetto quello di una grande educazione che mamma Laura e papà Alessandro gli hanno insegnato.

Accoglie il cliente col tocco di attenzione che sembra speciale ad ogni persona e che, a ben guardare, si capisce essere retaggio di Stefano Poli, titolare del bar, perché Nicolò l’estate ha deciso di passarla a lavorare  allo Scledum nel cuore di Schio, nella centralissima piazzetta Garibaldi.

Nessuna costrizione da parte dei suoi, ma sua univoca e ferma decisione a guadagnarsela l’estate dietro il bancone del bar a lavare tazzine e piattini, prendere e servire le ordinazioni dei clienti, entrando nel mondo del lavoro, seguendone le regole ed imparando a vivere lo spirito di gruppo che, nei momenti di maggiore afflusso di clientela, metterebbe in crisi anche il barista più navigato.

A guardare oltre il suo sguardo, dritto e sincero, si intuisce che la ragione è ben solida in lui e maturata bene: “L’estate me la voglio guadagnare – esordisce convinto Nicolò, col candido sorriso – Anziché stare a casa a bighellonare, ho preferito trovarmi un lavoro: sono venuto qua allo Scledum perché durante il social day avevo fatto un piccola esperienza, così ho chiesto Stefano se mi prendeva per il periodo estivo”.

E così è stato. Dalla metà di luglio fino ai primi di settembre, Nicolò non mancherà di onorare un patto preso, più con se stesso che col datore di lavoro, sinonimo di una grande crescita che smarca il mondo giovanile dalle vicende, non sempre felici, di suoi coetanei che un ‘perché’ ancora non lo hanno trovato, o lo fanno sonnecchiare su di una panchina con sguardi da duri e una bottiglia di birra in mano a farli grandi, quando invece dimostrano tutta la loro fragilità.
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Essere grandi a 16 anni significa prendersi le responsabilità del momento, come ha fatto e sta facendo Nicolò, impegnato in un anno scolastico, col gusto di rivincita, con pomeriggi dedicati totalmente allo studio: “Rinunciavo ad uscire con gli amici perché pensavo solamente a concludere l’anno scolastico al meglio – racconta il provetto barista – E così è stato, a giugno sono stato promosso”.

Da grande Nicolò vuole fare il perito meccanico, per questo a scuola ha scelto l’indirizzo meccanica meccatronica, nel frattempo impara l’arte di un lavoro e lo stare a contatto con le persone : “E’ un’esperienza che mi ha fatto crescere molto – precisa Nicolò sistemandosi con la punta di un dito gli occhiali, gesto che ripete ad ogni inizio di risposta – Mi piacerebbe continuare, ma prima di tutto la scuola”.

“Lo apprezzo perché è volonteroso ed è un vero piacere vivere a stretto contatto con Nicolò – racconta Stefano Poli – A 16 anni sta dimostrando una grande forza di volontà, unita ad una profonda serietà con le quali si è approcciato al lavoro in modo più che positivo, amalgamandosi ben presto con tutto lo staff”.

Con la sua storia Nicolò offre uno spaccato sui giovani in gamba, tanti come lui, che allungando l’occhio sul futuro si costruiscono un presente solido, passo dopo passo.

Paola Viero

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