Ci dispiace che per ‘spirito di contraddizione’ o appartenenza politica, si metta in discussione quello che dovrebbe essere un valore imprescindibile non solo per i giornalisti, ma per ogni singolo essere umano.

Che questo sia di destra, che questo sia di sinistra, che sia un operaio di una qualsiasi fabbrica o un giornalista di una qualsiasi testata.

Luca Carollo è stato pestato. Non lo diciamo noi, ‘umili portavoce’ della realtà locale, lo dice un referto medico, che parla chiaro: “lesioni su varie parti del corpo dovute a calci, pugni e schiaffi, giudicate guaribili in 8 giorni”.

Ci chiediamo cosa importi se Luca, 44anni, residente a Malo, conosciuto come un bravissimo ragazzo, con un curriculum penale pulitissimo, abbia detto qualcosa che ha irritato chi ha poi afferrato un coltello, ha chiamato a raccolta i ‘compari’ per tendergli l’agguato e pestarlo di santa ragione.

Come si fa a giustificare tanta violenza dinanzi ad un qualcosa che poteva accadere a uno qualsiasi dei nostri figli, se non a noi stessi?

La ricostruzione dei Carabinieri

Non è chiaro se la vittima dell’aggressione avesse alzato un po’ il gomito – riferiscono i Carabinieri della compagnia di Thiene, che stanno indagando sull’episodio – C’è un referto medico ed è indubbio che il ragazzo le abbia prese di santa ragione. E’ possibile che il ragazzo abbia detto qualcosa che sia stato amplificato dalla controparte. Quelle classiche frasi che, nei tipi rissosi, generano reazioni incontrollabili. La verità è che il ragazzo è stato minacciato con un coltello e picchiato selvaggiamente”.

Al vaglio della Magistratura la posizione dei quattro cittadini di origine turca, che hanno circondato e massacrato di botte Luca Carollo, ancora sotto choc e fortemente provato anche dai commenti di Facebook di chi, pur di esprimere un’opinione senza conoscere i fatti, si preoccupa di andargli contro e non di esprimergli la solidarietà che in questi casi sarebbe dovuta.

Invece tutti lì a giudicare se ha provocato per primo, se aveva bevuto, senza soffermarsi sull’epilogo che poteva essere tragico, dato che non passa giorno in cui non leggiamo dalle cronache locali e nazionali, di pestaggi che lasciano il segno e che purtroppo a volte provocano addirittura la morte.

L’opinione

Sarebbe ora che ci soffermassimo sulla violenza, che andassimo in profondità, che riflettessimo su un’escalation di fatti di cronaca, dove esprimere il giudizio sembra un rito dovuto, con la complicità dei social network. Dovremmo analizzare da un punto di vista sociologico perché non è possibile uscire di casa la sera, con la voglia di bere una birra e ritrovarsi pestati a sangue. Questo pensiero non dovrebbe avere colore politico.

Anna Bianchini

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