RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Gentilissima redazione,
in relazione all’articolo del 16 marzo, riguardo al fatto all’istituto Garbin di Thiene, mi permetto di far questa riflessione (ndr lo studente che scagliava sedie in classe, facendosi riprendere in un video e poi postarlo sul proprio profilo Instagram).
Ho 36 anni, sono un docente di ruolo di scuola superiore da 11 anni nonché responsabile della sicurezza in altro istituto scolastico, nauseato da questo continuo degrado della scuola italiana.

Quando tutto è dovuto e tutto è permesso! Quando, come sostengo da tempo, gli studenti sono clienti a tutti gli effetti. Cosa poter dire: vergognoso soprattutto per gli operatori che quotidianamente lavorano in tali contesti, poveri docenti e povero personale ATA. I genitori difenderanno l’indifendibile magari invocando la responsabilità della scuola per assenza di vigilanza. Non si chiederanno di certo se la loro azione educativa ha fallito! Per carità: la colpa è sempre di qualcun altro.

In modo provocatorio ma reale chiedo: in tutto questo declino della scuola italiana può centrare anche il RAV, ovvero il Rapporto di autovalutazione d’istituto, strumento che permette ai dirigenti scolastici di mostrare l’evoluzione in termini di performance qualitativa un determinato istituto? Beh a parer mio incide pure questo. Se per far vedere che un determinato contesto, da un anno scolastico all’altro, sta migliorando basta migliorare i dati e, come per magia, il gioco è fatto.
Ecco gli esempi concreti e reali: aumentare il numero di promossi allo scrutinio di giugno  (si chiude un paio di occhi regalando il 6 agli studenti che hanno un paio di 5);  diminuzione delle note disciplinari (ci sono dirigenti che, indipendentemente dalla causa, ti chiedono di cancellarla!);  diminuzione delle sospensioni (non si danno affatto, eventualmente, se qualcuno si ricorda allo scrutinio, si abbasserà il voto di condotta e così via…)

Mi piacerebbe tantissimo essere smentito!

Purtroppo noi docenti non siamo mai ascoltati e, ormai, andiamo avanti per inerzia.I colleghi di tante scuole che sento quotidianamente sono stanchi, nauseati da un sistema che non riconosce il disagio dei suoi dipendenti. Poi non parliamo dei regolamenti scolastici: se uno li fa rispettare è arrogante, ma se non li rispetti sei inadempiente. Purtroppo è così ed è tutto un controsenso. Se uno non è in grado di tenere le classi è colpa del solo docente, non degli alunni che non hanno alcuna forma di rispetto. Se scopri qualche alunno fumare in bagno..la colpa è tua che sorvegli non degli studenti che non rispettano i divieti.

E sul piano psicologico abbiamo ripercussioni che, nonostante le statistiche, si preferisce non vedere (gli insegnanti non fanno nulla:18 ore alla settimana e tre mesi di vacanza..ma quali vacanze..è pura convalescenza). Stanchezza, ansia, attacchi di panico, insonnia, gastralgia sono alcuni dei sintomi del burnout. Il sistema psicologico ha dei limiti e non può sopportare a lungo una miriade di stress per prolungati periodi di tempo. E passare 18 ore settimanali con classi di 28, 30 alunni che non stanno fermi un secondo, che continuano ad istigare, che cercano in ogni modo di metterti alla prova, che si insultano, che si menano è davvero difficoltoso.
E’ una vergogna che lo Stato non ci sottoponga a visite periodiche dal medico competente, professionista qualificato che ha lo scopo di verificare la salute dei dipendenti.
La scuola è l’unica realtà dove, se uno rimane assente per malattia per più di 60 giorni, prima del rientro al lavoro non è richiesta la visita di idoneità dal medico del lavoro.
Hanno forse paura di scoprire le vere cause di numerose e continue assenze dal servizio per malattia? Mah.. ora, con il certificato medico on line, il curante invia direttamente all’Inps la diagnosi (per questo un merito a Brunetta)…almeno è già un primo filtro.

Ai colleghi dico questo: in presenza di disturbi psico-somatici da stress lavoro correlato rivolgiamoci al medico di base senza alcun timore o vergogna. Facciamoci prescrivere ciò che ritiene opportuno e teniamo tutta la documentazione (copia certificato con diagnosi, scontrini dei farmaci, consulenze specialistiche).

Questa potrà diventare utile in un momento successivo. Nel caso la situazione non migliori o non siamo soddisfatti possiamo rivolgerci al medico dello Spisal oppure al centro di salute mentale competente per territorio. Il tema della salute mentale è ancora per molti un tabù. Ma circa il 65% di inidoneità alla professione docente è per il disagio mentale professionale mentre solo il 15% per patologie legate alla voce.

Inoltre abbiamo un bellissimo istituto contrattuale teorico chiamato “mobilità intercompartimentale”: perché ad essere escluso è solo il personale della scuola? Perché se un docente si rende conto autonomamente di non essere più in grado di sopportare l’ambiente scuola non può chiedere di lavorare presso altra amministrazione? Perché dopo lustri ancora non sono state fatte le tabelle di equiparazione…capirai che lavoro!! Difficile dire che i docenti diplomati possono transitare negli enti locali con la qualifica C che prevede come accesso il diploma di scuola superiore? Difficile dire che un docente laureato non può passare come dirigente in altra pubblica amministrazione ma può rientrare a pieno titolo come istruttore direttivo o funzionario? Perché per essere esonerati dall’insegnamento l’unica strada è il riconoscimento dell’inidoneità da parte della CMV di Venezia? I sindacati dove sono? Difendono chi?

Ho capito che se vogliamo un cambiamento dobbiamo cambiare noi docenti, per una volta: combattiamo assieme, siamo uniti e alziamo la testa.La nostra salute sempre e prima di tutto!

Prof. Andrea Madonnini

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