Thiene e tutto l’Alto Vicentino non dimenticano Matteo Miotto, il 24enne Caporale Maggiore, morto in Afghanistan durante una missione. A spezzargli la vita un cecchino. Il giovane alpino è stato ricordato a sei anni dalla tragedia con una cerimonia solenne ed una messa nella chiesa dei Frati Cappuccini di Thiene. Presenti i genitori, il sindaco Giovanni Casarotto e autorità militari e religiose del territorio.

Sono passati sei anni ed il dolore è ancora vivo in chi conosceva quel ragazzo buono, dalla disciplina nel dna e dal rigore militare che contraddistingueva la sua vita. Il momento più toccante è stato quello quando il padre Franco Miotto ha letto una lettera che vogliamo pubblicare integralmente.

A MATTEO AL MIO RAGAZZO

Matteo MiottoPur schivo alle pubbliche esternazioni allo spirare dell’anno diventa per me un atto dovuto dar voce al mio pensiero. Ricordare il figlio che ho avuto, parlare di lui di Matteo di quello che ha lasciato, riviverlo com’era , cogliere ad occhi chiusi l’ingenua spontaneità dei suoi gesti , la schietta dialettica , il suo marcato dialetto di cui andava fiero che di lui facevano un orgoglioso figlio della nostra terra veneta, il suo sorriso , i sogni e gli ideali su cui aveva costruito la sua breve vita. Fare questo rendendo voi partecipi aiuta e mi aiuta a conservare vivo quell’esile filo astratto invisibile ai più ma reale nella mente e nel cuore di un padre che a distanza di 6 anni cerca ancora risposta al tormentoso quesito:” ma veramente ne è valsa la pena?” Noi tutti sappiamo che il sacrificio di un soldato diventa vano quando di lui ci si dimentica e ricordare e far sì che Matteo sia ricordato e per me oramai un fatto imprescindibile , il piccolo grande tesoro che di lui mi è rimasto. So, spero comprenderete la mia espressione di pensiero, del resto la stima, il rispetto,i vostri attestati avuti in questi anni mi autorizzano a pensare che l’impegno non è stato vano. Il ricordo di Matteo vive . Il suo indelebile messaggio di pace risplende al di sopra della troppa quotidiana mediocrità cui il mondo ci ha abituati, dove il profitto e la legge del più forte campeggiano oramai senza soluzione di continuità , dove i drammi di troppi si consumano tra l’indifferenza di chi volutamente volge lo sguardo dall’altra parte.

F. Miotto

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