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Enego-Mason. Due suicidi di giovani in 24 ore. Vittime di un disagio nascosto

Nel giro di poche ore due giovani si tolgono la vita. Due tragedie che scuotono la comunità dell’alto vicentino.

Sconosciuti tra loro, ma impotenti entrambi alla morte, ancora prima ad un malessere interno che li ha logorati.
Lui 28 e lei 23 anni, in comune la rincorsa al gesto estremo, per mettere a tacere, ciascuno il proprio disagio. Entrambi non erano al loro primo tentativo di suicidarsi. Due giovani ventenni che avevano perso il senso del vivere.

Un cappio stretto attorno al suo collo. Così il 28enne di Mason Vicentino, di origine napoletane, ha scelto di farla finita, nel tardo pomeriggio di martedì scorso, impiccandosi all’interno della propria abitazione, in via Ponticello. Una casa che, dalla fine del 2017, condivideva con la mamma, il papà e i fratelli, trasferitesi dalla Campania, per stare assieme al loro congiunto.
Un giovane uomo, disoccupato ed afflitto da stati depressivi, che portava con sé un disagio psicologico radicato negli anni, che “già tre anni fa tentò di suicidarsi, quando ancora abitava nel napoletano”spiega il Capitano Adriano Fabio Castellari, comandante della compagnia dei carabinieri di Bassano. Sono stati i militari dell’Arma ad intervenire per primi sul luogo della tragedia, assieme ad un’ambulanza del 118, chiamati disperatamente da uno dei familiari del ventottenne, dopo averlo trovato in casa, col cappio al collo.

valgadena-ponte

A Enego, una  23enne di origini bergamasche, ha messo a compimento il suo piano mortale, lanciandosi dal ponte di Valgadena, mercoledì scorso.
Lo stesso ponte che, soli due mesi fa, aveva scelto per spiccare il volo, bloccato dall’intervento tempestivo di due uomini di Foza, zio e nipote, che non esitarono ad afferrarla per le mani e per la vita, trattenendola sospesa sul vuoto. Furono momenti disperati, con l’attesa dell’arrivo dei soccorritori, lo smontare le griglie di protezione del ponte, per tirarla su, adagiarla sul manto stradale del ponte, abbracciarla e dirle che ‘è tutto a posto, va tutto bene’. Da allora sono passati sessanta giorni:  c’è stato un ricovero nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Bassano, ma era rimasto quel male oscuro dentro lei, che si è preso la sua tragica rivincita.

Paola Viero

 

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