No alla macelleria sociale: qualunque piano di riorganizzazione del lavoro nelle Popolari venete, come in ogni altra banca o impresa, deve, ripeto deve, passare attraverso le organizzazioni sindacali con proposte costruttive e soluzioni positive. Niente diktat o imposizioni”.

Il presidente del Consiglio regionale del Veneto, Roberto Ciambetti, commenta così la notizia rilanciata da più parti di possibili esuberi e ipotesi di licenziamenti riguardanti 3.500 lavoratori. “Il crack delle Popolari – spiega Ciambetti in una sua nota – ha già colpito 118 mila azionisti e azzerato i risparmi di migliaia di persone e tra queste anche tanti dipendenti e loro familiari. La Commissione speciale del Consiglio regionale del Veneto ha fatto emergere precise responsabilità non solo nel management e nei vertici bancari, ma anche negli organismi di controllo e vigilanza, eppure sino ad oggi nel quadro che si sta sviluppando sotto i nostri occhi sembra che a pagare siano solo le vittime. A tanti dipendenti sono già stati tolti i risparmi: vogliamo togliergli anche il posto di lavoro? C’è chi si è tolto la vita, non dimentichiamolo. I riflessi sociali di questa crisi rischiano di travolgere l’intero Veneto e non esagero: fasi drammatiche come queste vanno governate e gestite assieme, coinvolgendo tutti gli attori coinvolti. In caso contrario la macelleria sociale sarà una drammatica realtà e non credo che convenga a nessuno”.

“Non conviene a nessuno poi – continua Ciambetti – esasperare i toni, far filtrare indiscrezioni e generare confusione, seminare timori. Scenari drammatici vanno affrontati con grande responsabilità, con la massima condivisione possibile, creando giustizia e non seminando dolore: non possiamo arrenderci davanti anche alla sola ipotesi per cui a pagare siano le vittime. Non possiamo accettare l’idea che ci si debba sottomettere a un trattamento ingiusto”

 

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