1.568 posti di lavoro in meno negli ultimi tre anni e nella statistica non è incluso il 2016 che è stato il più disastroso per le banche venete. È la drammatica fotografia scattata da Fabi, il sindacato degli impiegati bancari, che ha passato sotto la lente d’ingrandimento gli anni tra il 2012 e il 2015, segnalando come il Veneto sia sceso a quota 30.329 occupati, con un calo del 5%. Tagliati 383 sportelli.
Ma il peggio, secondo il sindacato, deve ancora arrivare se si pensa alla fusione tra Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, che si prevedere porterà alla sforbiciata di 6mila dipendenti. ‘Un bagno di sangue’, è la definizione che dà il Mattino di Padova a quanto sta accadendo.
Per altro vi è la consapevolezza che la cura dimagrante non è finita. Basti pensare al peso che hanno in queste due regioni Unicredit e Mps, entrambe alle prese con pesanti piani di ristrutturazione. Senza trascurare la vicenda di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, destinate alla fusione con quasi la metà dei 12mila dipendenti che potrebbe essere messa alla porta.
Una foto in bianco e nero quella di Fabi che descrive un Nordest colpito più degli altre parti d’Italia dal fenomeno delle ristrutturazioni bancarie, ma soprattutto protagonista di una ormai eclatante malagestione di una classe dirigenziale che ha messo in ginocchio quelli che erano punti di riferimento per i cittadini veneti.

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