Cala il sipario sulla paventata fusione tra i comuni di Malo e Monte di Malo e a far chiudere del tutto l’argomento con un ‘non siamo pronti’ è il comune del sindaco Mosè Squarzon.

Era stato proprio il sindaco di Monte di Malo, nel 2015 a tirare in campo la fusione, ma se all’inizio gli animi erano positivi e sembravano accogliere il ‘matrimonio’ con ottimismo, ora in paese ‘quelli del no’ hanno perfino tolto il saluto al primo cittadino. E sono oltre il 60% della popolazione.

Fino a poche settimane fa anche Paola Lain, sindaco di Malo, dava la massima disponibilità a far sì che il processo di integrazione fosse portato a compimento, lasciando però intendere che la palla era nelle mani dell’amministrazione di Monte di Malo.

Ed è proprio da Monte di Malo che arriva la scelta: “I tempi non sono maturi”, ha lasciato intendere Squarzon, che però si riserva di confrontarsi domani con i consiglieri per esprimersi sulla decisione finale.

Il ‘no’ comunque sembra scontato, perché a Monte di Malo non si parla d’altro e gli animi della gente, che sono poi il polso con il quale ogni amministrazione è costretta a fare i conti, si sono già espressi.

L’altro ieri, proprio da questa pagine, ne hanno parlato i due attori della vita economica vicentina Nerio Dalla Vecchia (delegato alle politiche territoriali di Confartigianato Vicenza) e Andrea Nardello (presidente del mandamento di Malo per Confartigianato) che ponevano l’accento sulla necessità, anche per le aziende, di portare a termine il progetto. “Meno tasse, più servizi, contributi  e una burocrazia più snella” era quanto prevedevano i vertici di Confartigianato nel post fusione, ma i conti si fanno con il volere popolare.

Il sindaco Mosè Squarzon aveva finora evitato dichiarazioni pubbliche, cercando di rimandare tutto a dopo il consiglio comunale del 13 febbraio, quando dovrebbe essere ratificato l’abbandono del progetto.

Raggiunto via messaggio però, il primo cittadino comunica un probabile arresto, che in soldoni significa il quasi certo abbandono del progetto.

Non vengono spiegate le motivazioni, se non con una ipotetica “troppa fretta per una svolta epocale che non trova ancora pronto il paese”.

Pier Daniele Dalle Rive

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