“Caos Pedemontana: mettiamo le cose in chiaro.” Antonio Guadagnini, Presidente del gruppo consiliare regionale “SiamoVeneto” prende una netta posizione sul caso della autostrada Pedemontana veneta. “Nel lontano 2006 fu indetta la gara per dar vita alla Pedemontana – spiega Guadagnini ripercorrendo tutta la vicenda di questa infrastruttura – Parteciparono la Società Pedemontana Veneta (Impregilo, Fin OPI, Adria infrastrutture e altri) che era la promotrice dell’opera e il Consorzio SIS. In Seguito a ricorsi e controricorsi al TAR e al Consiglio di Stato, nel 2009 la realizzazione della superstrada fu affidata al consorzio SIS. Il 15 agosto del 2009 con una ordinanza del Presidente del Consiglio venne dichiarato lo stato emergenziale e fu nominato il commissario Vernizzi che lo stesso anno, firma quale commissario governativo la convenzione con la SIS, che ha le seguenti caratteristiche: A fronte di un costo dell’opera di 2 miliardi di euro, sono previsti: – 19 miliardi di ricavi sulle spalle della Regione; – 5 miliardi di costi e 14 miliardi di reddito tra concessionario e Stato; – 8,5 miliardi di utile netto per il concessionario; – 5.5 miliardi le tasse complessive che dalla Regione arrivano allo Stato, a fronte di un contributo di 257 milioni. Con questi dati il contributo statale corrisponde a un venticinquesimo del guadagno fiscale. Il contratto prevede, tra l’altro, che il massimo delle sanzioni verso il concessionario per inadempienze non possa superare il 10% del fatturato.

guadagnini Questo contratto è per la Regione una vera e propria camicia di Nesso – chiosa il presidente di SiamoVeneto citando il noto centauro legato all’epopea di Ercole – Tutto ciò succede nel 2009. Anomalie venete? In parte. In effetti, i project di quegli anni si assomigliano tutti: BreBeMi, pedemontana lombarda, tangenziale di Milano, Pedemontana Veneta sono scritti sullo spartito ideato dal Ministero delle infrastrutture, col sostegno della legge, cioè del decreto legislativo 163/2006 – codice degli appalti – in particolare dall’art 143 (Vernizzi dichiara che i 19 miliardi di ricavi per il concessionario sono un effetto di quella norma e che lui l’ha solo applicata). Quindi si recita su copioni arrivati da Roma, per il Veneto: – Ricavi pari a 10 volte il costo dell’opera, 40% utili garantiti al concessionario, 25/30% tasse garantite all’erario (devono essere alti gli utili, perché siano alte le tasse), 8% interessi passivi sul finanziamento. La Regione si è impantanata in quanto dal 2016 la Cassa Depositi e Prestiti contesta le previsioni di traffico. Il commissario Vernizzi ha dichiarato che nel luglio 2014 il Concessionario ricevette una proposta di finanziamento con mutuo ordinario da un pool di banche composto da Intesa, Unicredit, Santander, e udite udite, Cassa Depositi e Prestiti. In quella circostanza però non furono stati sollevati problemi di traffico. In quell’occasione il Concessionario scelse JP Morgan, solo poi arrivarono le contestazioni sui volumi di traffico. Per fortuna, Dogliani non aveva soldi così la Regione Veneto ha potuto trattare, partendo dal ‘canovaccio Roma’ e grazie alla trattativa abbiamo risparmiato già 7 miliardi. Roma ha infatti perso 3 miliardi di introiti di tasse. Il guadagno per l’erario è ancora di 2,5 miliardi. Credo ci debbano rimettere anche questi, perché non esiste che lo Stato guadagni tale cifra, su un opera che esso stesso ha dichiarato ‘di interesse strategico nazionale’. È necessario – conclude Guadagnini – che i pedaggi diventino compatibili con quelli dell’A4, per sperare che i volumi di traffico siano rispettati e che quindi non sia la Regione a ripianare i mancati introiti del Concessionario, il quale a sua volta dovrebbe farci un ulteriore sconto, visti i suoi margini.”

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