Lo confesso: di lei dissi, tempo fa, che “nonostante la non più giovane età, rimane sempre un gran bell’uomo”. Oggi mi pento di quella battuta sarcastica, maldestramente offensiva, riferita ad Agnese Renzi, una donna che non sarà certo esteticamente paragonabile a Melania Trump, moglie del neo presidente americano, ma che è comunque riuscita, pur se nell’ombra, a crearsi un proprio spazio.

E se l’è creato senza eccessi, presenzialismi, copertine, serate benefiche o altro. Essenziale sino al midollo, Agnese c’è sempre stata accanto a quel marito divenuto premier senza averci scommesso sopra ma quasi per scommessa. Quel ragazzone dalla C aspirata che ha tentato il colpo grosso, intestarsi la riforma costituzionale, andava seguito e sostenuto, sino al trionfo o la sconfitta.

E il trionfo o la sconfitta avevano una data: 4 dicembre 2016. E’ arrivata la sconfitta, con il no alla rivoluzione della Costituzione italiana proposta dal Governo Renzi, quella rivoluzione che lo stesso premier ha personalizzato al punto tale da dimettersi. Si sono conclusi così i mille giorni di un giovane presidente del Consiglio italiano.

Con lui a Palazzo Chigi – nel momento dell’addio a quella poltrona che ribolliva di spaccature interne al PD, di battaglie politiche, di voltafaccia e attacchi smodati – in un angolo come sempre, la moglie Agnese. E per lei non è mancato un passaggio importante nel discorso finale: «Grazie ad Agnese, per aver sopportato la fatica di questi mille giorni e per come ha splendidamente rappresentato il nostro paese, grazie ai miei figli. Sono stati mille giorni bellissimi che sono volati, ora per me è tempo di mettersi in cammino».

Quando Matteo Renzi, con una dignità che ha spiazzato persino i più accaniti tra i suoi detrattori, a conclusione del suo lungo discorso da dimissionario, ironico ha detto: «Ho tentato di eliminare le poltrone del Senato, del CNEL, sono riuscito soltanto a eliminare la mia», con un ultimo sorrisino sornione dei suoi, da toscanaccio impenitente e simpatico, ha voltato le spalle all’Italia del NO, ha raggiunto Agnese nel suo angolo e, cingendole le spalle, eretto, si è allontanato. Insieme, verso Casa. Ciaone Italia.

Patrizia Vita

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