“In Italia si sta smettendo di allevare il coniglio, perciò tante ricette ad esso legato stanno scomparendo”. E’ questo l’allarme lanciato all’Expo nei giorni scorsi dalla Coldiretti, la maggior associazione nazionale in rappresentanza degli agricoltori italiani.

E’ nero il quadro dipinto dall’organo di categoria, che ha sottolineato il come negli ultimi 25 anni i conigli all’interno degli allevamenti italiani siano passati dai 12,3 milioni del 1990 ai 6,5 di oggi. Hanno avuto la peggio le piccole stalle destinate al consumo casalingo, scrigni di ricette conservate gelosamente per generazioni purtroppo chiusi per sempre, data l’impossibilità di mantenere e curare l’animale. La causa principale di questa moria sarebbe da rintracciare nell’insufficienza dei compensi spettanti agli allevatori, diventati troppo bassi per coprire i costi necessari a mantenere un prodotto di alta qualità. Questa drastica riduzione comunque per il momento non intacca il primato europeo che l’Italia vanta nella produzione di carne di coniglio, statura che permette allo Stivale di rivaleggiare con la Cina per il primato mondiale.

La conseguenza più immediata – denuncia ancora Coldiretti – è la sparizione di tutta una serie di ricette che da decenni erano parte del bagaglio culinario tradizionale italiano, come il coniglio “alla cacciatora” o “all’ischitana”, che tra l’altro molti degli chef presenti all’Expo stanno presentando con successo.

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