di Patrizia Vita

Giorni di furore sul web. Due gli argomenti che hanno tenuto banco: l’orsa uccisa in Trentino, il cavallo stramazzato al suolo a Messina.

Così accade che: chi non si è mai trovato faccia a faccia con un’orsa inferocita; chi ha sempre visto con indifferenza, e a qualunque temperatura, cavalli trasportare una carrozzella carica di turisti, è insorto chiedendo giustizia per l’una e l’altro animale.

Nel sottolineare tanto fervore d’intervento, tanta accesa partecipazione alle sorti di due bestie, per diretta connessione significa che non sono animalista? Assolutamente no. Tranne scarafaggi, serpenti, topi, mosche e zanzare, li amo tutti gli animali, cani e cavalli in particolare. Ma occorre, in tanto amore, non perdere di vista l’essere umano.

Nei giorni scorsi, due gli argomenti che hanno tenuto banco sul web: l’orsa uccisa in Trentino, il cavallo stramazzato Orsaal suolo a Messina. E’ mancato, invece, lo sdegno, la partecipazione emotiva, per la morte del 22enne italiano massacrato di botte in una discoteca spagnola. Sapete che significa?

Significa che stiamo facendo il callo anche alla violenza bieca, priva di cause, moventi, ragioni comuni. Quella violenza che, non capiamo, andrebbe combattuta più di ogni altra. Perché se dalla violenza insita nell’azione criminale – una deriva di chi entra in ‘area mafiosa’ – ci si può tenere lontani, dalla violenza comune, che può essere scatenata da una banalissima, innocua, spinta nella calca di una discoteca, non ci si può difendere. Può colpire chiunque tra noi, i nostri affetti più cari, toglierceli per sempre.

Ecco perché non possiamo rimanere inermi davanti a queste azioni sempre più frequenti nella vita di tutti i giorni. Ecco perché esorto, la massa e non l’individuo, all’intervento di fronte a queste azioni vigliacche.

Mi chiedo come sia possibile che in una discoteca frequentata da migliaia di giovani, 100 tra queste migliaia non abbiano saputo fare scudo a un ragazzo che veniva preso a calci in faccia, allo stomaco, al torace. Quanti erano i russi che hanno aggredito l’italiano: 4, 5? E quattro, cinque russi, imbufaliti che fossero, non potevano essere fermati da una massa di giovani che, compatti, si ponevano a difesa del ragazzo a terra?

Tanti, sempre più frequenti i casi in cui dei ragazzi, bravi ragazzi che con il venire alla mani non hanno dimestichezza, vengono pestati a sangue, uccisi, da un branco di merde (4 oppure 5 che magari, presi uno ad uno, ne fai polpette). E’ successo qualche anno fa a un giovane neo-laureato in medicina, di essere stato ucciso a calci all’esterno di una discoteca. Tutti guardavano, nessuno interveniva. A Messina, qualche mese fa, un giovane è stato tempestato di botte sempre in discoteca. Nel mondo, accade ogni giorno che si assista a queste scene.

Se la massa che assiste (non il singolo, ovvio) e non interviene, imparasse ad agire, il branco vigliacco saprebbe che è finita l’era dei bulli. Saprebbe che il mondo difende anche gli esseri umani.

Neanche sul web, ormai, viene difeso un ragazzo massacrato a calci. Il web si smuove per un’orsa uccisa perché aveva attaccato uomini; si smuove per un cavallo, poveretto, che a 40 gradi trasportava un calesse con i turisti. E occorreva che morisse perché si scoprisse l’assenza di umanità di questo trasporto.

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