Velo d’Astico non dimentica Luigi De Rosso che portò il paese a correre alle Olimpiadi di Roma 1960 e che giovedì scorso è stato insignito con una targa dal sindaco Giordano Rossi e dal campione di pallacanestro Riccardo Pittis al teatro di Meda.

 

De Rosso, 80 anni compiuti il 5 maggio scorso e portati da vero sportivo, rappresentò l’Italia tra i 275 atleti italiani ai giochi olimpici di 55 anni fa, quelli di Livio Berruti e Giovanni Benvenuti, piazzandosi con un onorevole 22° posto nella 20 chilometri di marcia. Solo altri 3 veneti lo accompagnavano: Adolfo Consolini, Carlo Lievore e Pier Giorgio Cazzola.

 

Luigi De Rosso è uno dei grandi paradigmi della fatica sportiva, uscito dalle miserie del dopoguerra, quando chi si metteva su strada era armato solo della resistenza che la natura gli aveva dato. Si racconta che abbia iniziato a correre con delle scarpe prese in prestito, rubando il tempo al suo lavoro di contadino e muratore, col padre che mal digeriva questa sua fatica che non portava a casa denaro.

luigi de rosso

 

A vent’anni De Rosso fu arruolato nella squadra delle Fiamme Oro di Padova, allenandosi come mezzofondista, senza raggiungere però i risultati sperati. A 24 anni cambia rotta e inizia a marciare, e nel 1959 segna il quinto tempi italiano e sono suoi tutti i record veneti sui 10, 20, 30 chilometri. Poi arriva l’Olimpiade e in seguito altri numerosi piazzamenti sul podio, tra cui il 2° posto ai Mondiali militari.

 

Conclusa la carriera agonistica, De Rosso è stato tecnico delle Fiamme Oro a Padova, dove tuttora risiede, ma durante l’estate torna spesso a Velo, con figli e nipoti al seguito.

 

Dopo il saluto di Luigi De Rosso la serata è continuata con l’intervento di Riccardo Pittis, uno dei più forti giocatori di basket nel periodo 1980-2000. Nato a Milano, ha indossato la maglia del Treviso per 11 stagioni, città dove vive tutt’ora.

 

‘E’ stata una serata emozionante – ha commentato il consigliere Daniela Dal Zotto, che con l’assessore Antonella Ceri ha coordinato la serata – anche per il messaggio che con grande onestà ci ha dato Pittis. Lo sport è una vera metafora della vita perché per ogni vittoria c’è dietro tanto lavoro. Come ha detto Pittis, per ogni campionato vinto, ne ho persi minimo altrettanti. E’ anche con queste sconfitte che si forma il nostro carattere e la nostra forza’.

 

 

Marta Boriero

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