La fruibilità della Pedemontana Veneta sarà chiara un giorno, quando completata. Per ora, a chi si trova a doverla praticare, significa stare incolonnati a 10 km/h, in un dedalo di rotonde e deviazioni.

Questa la situazione stamane, attorno alle 8. Automobilisti ‘incastrati’ in un serpentone lungo qualche chilometro, tra Thiene e Breganze, procedendo ad una velocità di poco superiore ai dieci chilometri orari.

Non di certo una novità per chi si trova, anche più volte al giorno, a doverla percorrere a passo di lumaca, mentre al di là del proprio finestrino scorre, lento, il panorama di pezzi di mura di contenimento, voragini scavate, parti di colonne di caselli che per ora si ergono come obelischi poco celebrativi.
Lo sprint ai cantieri, annunciato e rinnovato con vigore da Luca Zaia, tarda a palesarsi. Il corridoio veneto che lambisce la pedemontana procede a spizzichi e bocconi, il traffico dei mezzi d’opera scaricato sul tracciato che ingolfa, da cinque anni oramai, il via vai di pendolari che si spostano da est a ovest dell’alto vicentino.

Un’opera mastodontica, la più grande infrastruttura anche a livello nazionale, che sembra prendere in giro i veneti. Beffati i residenti sull’esenzione al ticket, snobbate le amministrazioni comunali sulle opere compensative, flussi sovrastimati per dare una priorità al progetto, tra anomalie del progetto sulle quali la Corte dei Conti non molla la presa.
Un cantiere di poco meno di 95 km, a collegare le province di Treviso e Vicenza, che doveva essere fatto con soldi privati, in virtù di un project financig che ha fatto acqua da tutte le parti. Un closing finanziario che presenta grossi rischi che, inverosimilmente ma nemmeno più di tanto, cadranno sulla Regione: quindi sui veneti ancora.

P.V.

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