Le mense ‘dei poveri’ non sono più affollate di extracomunitari, ma il 50 per cento dei presenti è composto da italiani. Disoccupati e spesso divorziati rimasti senza un tetto. È uno scenario diverso quello che si trovano ad affrontare oggi tutti gli attori di assistenza sociale del nostro territorio. La rete creata da Ulss 4, Comuni, cooperative e realtà di volontariato deve rispondere ad esigenze di sostegno che emergono da situazioni impensabili.

 

“La nuova povertà– spiega Alberto Leoni, Direttore Servizi Sociali Ulss4 – è la difficoltà a mantenere lo standard di vita precedente. Colpisce persone che fino a poco tempo prima, anche solo un anno, non avrebbero mai pensato di trovarsi in uno stato di emergenza. Colpisce trasversalmente tutte le età e non c’è differenza tra italiani e stranieri. Per vedere, basta andare alla mensa dei padri Capuccini o fare una visita a Casa Bakita a Schio”.

I pernottamenti notturni per cui è nata Casa Bakita a Schio sono diventati accoglienze, con la presenza per circa il 50% di italiani. “Si tratta di persone travolte da importanti eventi quali la perdita del lavoro, la mancanza di una rete familiare di sostegno, un divorzio. La nuova povertà sono forme di disagio per difficoltà a pagare bollette, rette scolastiche, mutui, rette in casa di riposo. Questo è il tipo di povertà aumentato e per il quale sono stati erogati 1 milione e 591 mila euro”.

Altri dati

1 milione e 400 mila euro per gli assegni di cura, a beneficio di 700 persone non autosufficienti per l’assistenza a casa propria

2 milioni di euro per l’ADI, Assistenza Domiciliare Integrata per 1.600 persone

110 mila euro per Casa Bakita

100 mila euro per il SIL, servizi di integrazione lavorativa per persona disabili

“L’assenza di lavoro – continua il Direttore – da problema economico diventa esistenziale. Il progetto Patto per il lavoro si è rivelato una valida proposta di unione delle forze (Provincia – Comuni – Ulss – Fondazione Cariverona) per superare la logica dell’assistenzialismo e facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. A giugno partirà la seconda azione del progetto e si concentrerà soprattutto sui giovani”.

Ma il punto dove sta?

“Sulla demografia. Bisogna basare le scelte di politica sociale sull’andamento demografico e sul cambiamento della famiglia”.

I dati Istat parlano di una società che invecchia, di una percentuale di 1,46 figli per coppia, di una diminuzione dal 46,2% del 1998 al 36,4% del 2011 di coppie coniugate che hanno figli.

“Oggi facciamo i conti con uno scenario diverso. Ogni coppia ha un figlio, deve sostenere due coppie di anziani e difficilmente può lavorare un solo membro della coppia. Da qui deve partire la nostra politica, per evitare situazioni rischiose di difficoltà. Sostenendo la famiglia sosteniamo la società e la sua crescita, dobbiamo favorire perciò un servizio di cura dei bambini, di assistenza per gli anziani e di lavoro per le donne. L’obiettivo stabilito dal Consiglio Europeo di Lisbona è di arrivare ad accogliere il 33% dei bambini da 0 a 2 anni in strutture pubbliche o private; in Italia siamo tra il 15 e il 17%”.

Ci sono progetti per queste necessità, bambini e anziani?

“Si tratta di andare oltre alle forme tradizionali e pensare a proposte per “nidi di appartamento” e “badanti di condomino”, idee su cui stiamo lavorando anche noi”.

Per tirare le somme……

Occuparsi di lavoro e famiglia. Questi gli impegni per far fronte alle nuove e vecchie povertà.

“Il sociale e il sanitario devono essere visti come un investimento e non una spesa. Pensiamo a quale business si può creare nei vari settori, dall’edilizia, con interventi nelle abitazioni per la mobilità di anziani e disabili, e non solo attraverso la domotica, ma anche semplici quanto importanti riadattamenti; al turismo sociale, facilitando l’accessibilità alle offerte del nostro territorio, dalla montagna, alle ville, ai luoghi di culto. E poi le nuove forme di occupazioni che possono creare, con la sempre più necessaria professionalizzazione della figura della badante…”.

Marta Massignan

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