di Federico Piazza
La plastica vicentina per il momento sta assorbendo i colpi della crisi manifatturiera. Tra i tanti settori merceologici caratterizzati dall’ormai perdurante segno meno di produzione e ricavi, quello delle materie plastiche e della gomma sta infatti limitando la contrazione. Ma i margini di profitto si riducono. Secondo l’ultima analisi congiunturale dell’Ufficio Studi, Statistica e Ricerca Economica della Camera di Commercio di Vicenza, nel terzo trimestre 2025 i volumi di produzione del macro comparto chimica-gomma-plastica sono scesi a livello provinciale di circa il 2% rispetto allo stesso periodo del 2024. Meno di concia, legno-mobili, oreficeria. Mentre si sono registrate una lievissima ripresa della meccanica e una crescita più sostenuta di alimentare e sistema moda (quest’ultimo però ha attraversato un periodo precedente di grande debolezza).
Presidente della sezione merceologica “Materie plastiche e gomma” di Confindustria Vicenza è un giovane imprenditore dell’Alto Vicentino, Alessandro Fracaro, amministratore delegato di Lampa Plastic srl, azienda di Chiuppano che effettua lavorazioni di termoformatura per componenti plastici in pvc, polietilene, polipropilene e altri materiali destinati a impieghi che spaziano dalle attrezzature ospedaliere-medicali ai macchinari agricoli e movimento terra. «La settimana scorsa – racconta Fracaro – abbiamo tenuto la riunione del nostro consiglio di sezione e posso dire che, pur in assenza di dati definitivi e considerando la grande varietà del settore come mercati e tipologie di prodotti e lavorazioni, diversi operatori hanno detto di aver in qualche modo mantenuto nel 2025 i volumi produttivi. Il che è giù un buon risultato, rispetto ad altre filiere. Ma per tenere la situazione sotto controllo le aziende sono spesso costrette a ridurre i margini, accettando anche commesse poco remunerative. Anche se in questo momento ci sono alcuni mercati con una domanda più sostenuta, l’incertezza è forte per tutti.
Soprattutto si fa fatica a programmare gli investimenti. Per esempio, la misura Industria 5.0 non aiuta ed è imbarazzante – rimarca Fracaro – che durante l’anno non si possa pianificare un investimento perché le regole cambiano in corso d’opera o addirittura arrivano a posteriori, anche dal punto di vista degli incentivi disponibili. Succede quindi che aziende che hanno anche accantonato risorse finanziarie non si sentano sicure a procedere con gli interventi che vorrebbero fare. Il problema è trasversale a tutti i settori, ma noi abbiamo anche i rinvii e le complicazioni nell’applicazione di normative come il regolamento Ue sugli imballaggi e la Plastic Tax. Tutto questo ci rallenta, e mentre noi aspettiamo chiarimenti magari altre nazioni investono sulla loro economia e ci surclassano».
La questione in particolare delle regole Ue sugli imballaggi tocca aziende che sono all’avanguardia in questo comparto. Tra le principali realtà a livello italiano c’è Crocco spa di Cornedo Vicentino, che produce film per il packaging flessibile, vale a dire pellicole utilizzate per il confezionamento di acque minerali, alimenti, farmaci, prodotti industriali di vario tipo. Spiega l’amministratore delegato Renato Zelcher: «Il regolamento Ue sugli imballaggi è molto complesso. È stata rafforzata la spinta al riuso, rispetto al riciclo su cui noi italiani siamo leader. Ma il riuso non si può applicare a tutti gli imballaggi. Sono infatti stati esentati film estensibili, cappucci elastici, cappucci termoretraibili e reggette impiegati nelle soluzioni di packaging che facilitano la movimentazione delle merci, come per esempio i fardelli delle bottiglie di acqua minerale, perché oggi non esistono alternative che portano benefici. Inoltre, le aziende che hanno fatto investimenti importanti per le loro linee di confezionamento dovrebbero cambiare tutto. Occorre quindi fare chiarezza, perché l’incertezza sui regolamenti non aiuta la programmazione degli investimenti industriali».