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Cogollo. La pandemia spegne il Costo: chiudono la Barricata e la Severina

Si spengono sul Costo le luci delle attività commerciali e dopo l’annuncio della messa in vendita della ‘Barricata’ anche Severina Capovilla ha deciso di cedere il suo locale.

Lo fa proprio nell’anno in cui ha tagliato il traguardo di ben 60 primavere di attività, ma la decisione di mettere in vendita la storica attività di famiglia, presa non senza dispiacere, è ufficiale.

Severina Capovilla, 78 anni a giugno, è la titolare di uno dei locali più longevi e iconici della zona: il bar che porta il suo nome si trova in località Branchi, poche decine di metri prima del terzo tornante del Costo, così come è soprannominata la strada provinciale che conduce dalla pianura verso l’altopiano di Asiago.

Il bar da Severina è adagiato su un ampio parcheggio che gode di vasti spazi soleggiati dove scaldarsi le ossa in attesa di un buon caffè, ma anche dove ritemprarsi sotto il verde riparo ombroso offerto dalle fronde degli alberi che proteggono i posti auto. Quando entri, Severina è quasi sempre scortata dalla figlia Chiara e il profumo della sopressa fresca col quale ti farcisce il panino – c’è più affettato che pane – ti inonda le narici e ti invita a prenderlo anche se eri andato lì per altro.

Severina rappresenta quella generazione di gestori ormai rara, di quelle che oltre a versarti un buon bicchiere di vino hanno sempre una parola buona e misurata, chiunque tu sia. La bellezza del suo locale è trovarci tanto il giovane motociclista, che il vecchio fungaiolo di ritorno dai boschi: un ritrovo accogliente e familiare, immutato negli anni come quelle tradizioni che il tempo e le mode non possono scalfire e che tutto sommato vuoi che rimangano sempre come le hai impresse nei tuoi ricordi.

Solitamente Severina è sempre solare è sorridente, ma quando le chiediamo del futuro del suo locale il viso si vela di tristezza e lo sguardo si abbassa mentre con la mano stringe forte il canovaccio con cui asciuga l’ultima tazzina: “Io sono dietro a questo bancone dal 1961, quando mio padre Antonio decise di intraprendere l’attività del bar: da allora questa è sempre stata la mia vita”.

A convincere il padre di Severina furono proprio i suoi genitori che qui abitavano sin dai primi anni del Novecento: il nonno faceva il controllore della linea ferroviaria con il compito di gestire il tratto di cremagliera che saliva verso il costo della Pendola e quando andò in pensione pensò di richiamare il figlio a casa per aprire un’attività assieme.

“Mio papà era carabiniere” – racconta Severina – “ma  il nonno non era contento di saperlo in giro distante e lo convinse a intraprendere questa attività con la promessa di aiutarlo: di lì a pochi mesi però il nonno morì e papà si è sempre arrangiato da solo. Io ho cominciato naturalmente a dargli una mano e dal 1984 sono titolare: di anni difficili ce ne sono stati tanti ma questo ultimo periodo ci ha profondamente segnati”.

Severina infatti ci racconta di essere stata una vittima del Covid e di fare, a distanza di mesi, ancora i conti con le conseguenze della malattia: “Ringrazio il cielo di esserne uscita, ma sento che qualcosa è cambiato, sono molto più affaticata : poi onestamente il bar mi ha sempre dato la carica e invece a causa delle restrizioni siamo ridotti a fare asporto e con tre panini e due caffè al giorno non si campa. Mettendo quindi tutto insieme mi sono detta che era perciò venuto il tempo di ritirarmi e passare la mano: però sia chiaro, finchè non trovo l’acquirente giusto, io non chiudo e forze permettendo spero di tornare presto a servire quei clienti che in molti casi sono diventati amici. Sarà un po’ come salutarli, un’ultima volta”.

Non solo Severina però: l’annata pandemica sta mietendo altre vittime illustri e anche i titolari della Barricata, altra tappa fissa di bikers e avventori della montagna, al decimo tornante hanno annunciato di aver messo in vendita il loro locale dove oltre al servizio bar Ciccio e Katy offrivano deliziose grigliate e ottimi primi ormai da qualche anno. Bene sottolineare come anche in questo caso l’intenzione sia però di riaprire, restrizioni permettendo, fino a quando non si concretizzerà la vendita.

Una situazione purtroppo non dissimile da altri storici locali della zona per i quali si rincorrono frenetiche voci di chiusure o cambi di gestione: un territorio che rischia di veder soccombere realtà che non sono solo imprese, ma veri e propri punti di riferimento  e di socialità per un comprensorio già in affanno dal punto di vista commerciale ancora prima dell’avvento della pandemia.

Marco Zorzi

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