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Laghi. I volontari di Sos Anfibi sulle strade per salvarne a centinaia. ‘Automobilisti fate attenzione!’

Rane, rospi, salamandre e tritoni. Qualcuno al solo pensiero di sfiorare questi animali apparentemente un po’ viscidi e freddi rabbrividisce, ma per il buon cuore di decine di volontari e volontarie invece anche queste creature meritano attenzione e aiuto.

Una sensibilità tutt’altro che astratta e teorica quella che coinvolge persone di tutte le età pronte a uscire dopo il tramonto armate di secchiello, guanti e torcia per evitare quella che spesso si trasforma in una vera e propria carneficina ai danni di centinaia di piccoli anfibi.

Una brusca antropizzazione e cementificazione del territorio che in poche decenni ha cambiato volto a paesaggi prima regno indisturbato di una fauna ricca per quantità e qualità.

Particolarmente colpiti da questi stravolgimenti in particolare proprio gli anfibi: rane, rospi, tritoni e salamandre che vedono sempre più ridursi i loro habitat. A questa ed altre cause, si somma il problema forse più grave degli investimenti causati dal traffico stradale: durante la primavera infatti molte specie di anfibi si risvegliano dall’ibernazione – una sorta di letargo che li aiuta a superare i rigori dell’inverno – e si spostano verso i luoghi in cui andranno a deporre le uova come stagni, laghi, e pozze.

Questi spostamenti, che avvengono prevalentemente dopo il crepuscolo e spesso assumono le caratteristiche di una vera e propria migrazione di massa, sono infatti spesso intercettati da piccole o grandi strade rendendo letale il viaggio di questi piccoli vertebrati.

A correre in loro soccorso dal 2016 si sono mobilitati decine e decine di persone sotto l’insegna dell’associazione SOS Anfibi di Vicenza, attiva in tutto il territorio provinciale specie tra la metà del mese di febbraio e la fine di aprile: in particolare nel nostro Alto Vicentino, anche se le segnalazioni sono molte di più, al momento solo tre macro aree risultano coperte da gruppi di volontari.

La più importante dal punto di vista numerico è quella di Laghi, dove in una sola serata si possono contare fino a 400-500 animali in movimento. La seconda si trova a Forni di Valdastico, sito nel quale incombe la strada provinciale intensamente trafficata e che spesso non lascia scampo agli esemplari in attraversamento: ci sono infatti testimonianze degli abitanti riguardo una specie estintasi in tempi recenti, probabilmente proprio a causa degli investimenti. Un ultimo sito di salvataggio è lungo la SP 68 che collega Calvene a Camisino di Caltrano, dove si è appena formato un gruppo di volontari e risultano ancora in corso valutazioni sull’effettivo numero di animali e sulle specie che si portano nel torrente Astico a deporre le uova.

Dal 2019 anche nell’Altopiano dei Sette Comuni è attivo un gruppo di ‘rospisti’: i siti principali dove operano sono quello in Val Chiama, dove a ridosso della strada sono presenti tre pozze e il sito di Val Lastaro dove il ruolo dei volontari risulta particolarmente decisivo dato che in una sola sera si possono contare oltre un centinaio di tritoni alpestri in movimento – animali piccoli e lenti caratterizzati da una colorazione scura sul dorso –  spesso difficili da notare sull’asfalto specie se bagnato.  Altri siti sono localizzati poi a Conco, come la zona di Cavassi, di via Lebele e nelle adiacenze del laghetto in Comune di Roana dove i volontari sono attivi durante tutta la stagione riproduttiva.

“Quello che qualsiasi cittadino può fare è in realtà molto importante” – asserisce uno dei referenti di SOS Fabio Cappelletto – “a partire dalla semplice segnalazione di nuove aree di migrazione per poter organizzare sempre più gruppi attivi di volontari: a tal fine invitiamo scuole o Amministrazioni a farci conoscere e a far conoscere queste specie di cui si parla ancora troppo poco.

Poi sicuramente la cosa migliore è partecipare attivamente all’attività di salvataggio, molto meno gravosa e molto più gratificante di quanto si pensi: le uscite si organizzano in turni, nel solo periodo di migrazione ed il nuovo volontario esce sempre dapprima con gli esperti, così da imparare a svolgere l’attività in sicurezza per sé stessi e per gli animali. L’attrezzatura che serve è davvero semplice da reperire: un secchio per trasportare gli animali, un gilet catarifrangente, guanti da ortofrutta e una torcia per vedere e farsi vedere, un taccuino su cui segnare i dati. A questi ultimi teniamo particolarmente, perché ci permettono di analizzare la consistenza numerica delle popolazioni locali nel tempo, utile a capire se e quanto stanno bene, intercettando nel caso eventuali problematiche.

Tutte azioni significative e lodevoli quelle dei salvatori di anfibi che per loro stessa ammissione non possono però che avere un carattere poco più che temporaneo. “Servono soluzioni definitive” – ammette Cappelletto – “come ad esempio tunnel di passaggio sottostradali entro i quali canalizzare le migrazioni senza alcun rischio per gli animali e gli automobilisti: per azioni come queste serve un dialogo più proficuo e fattivo con gli enti locali e qui la strada da fare è ancora tanta rispetto ad altre regioni limitrofe”.

Non una questione marginale quindi se consideriamo per esempio che rane e rospi sono avidi divoratori di zanzare e di altri insetti dannosi per le colture: una presenza, quella degli anfibi in realtà molto più determinante di quanto si pensi ai fini di un buon mantenimento dell’equilibrio ecologico, nei quali i simpatici ‘saltafossi’ assumono un ruolo di bioindicatori della buona qualità ambientale.

Marco Zorzi

 

Per info e aiuti all’associazione: su FB @sosanfibivicenza o sosanfibivicenza@gmail.com

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