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Posina. Nella ditta dell’acqua Lissa gli operai schiavizzati sessualmente

L’Alto Vicentino stenta a credere che nella piccola Posina, a cui tutti siamo affezionati e non solo per gli gnocchi, si verificassero episodi di caporalato così gravi: che quel posto di lavoro “fiore all’occhiello dell’imprenditoria locale”, fosse ‘teatro’ di abusi sessuali su operai ridotti in schiavitù.

Una vicenda giudiziaria che fa il paio in Veneto con quanto a Grafica Veneta, ma che stentiamo a credere accadesse a due passi da noi.

Turni di 15 ore che sulla carta non comparivano, giovani moldavi, dipendenti di una cooperativa esterna,  tra cui ci sarebbe stato anche un minorenne spacciato per adulto, e vessazioni su esseri umani trattati peggio delle bestie da soma.

Un quadro sconcertante quello ricostruito dai finanzieri della Compagnia di Schio, che hanno lavorato per oltre due anni, a volte fingendosi controllori del green pass, ma che raccoglievano le prove di quanto accadeva nello stabilimento dove si produce la nota acqua Lissa, e non solo quella.

A Posina in molti sapevano e qualcuno era a conoscenza dell’orrore che avveniva, ma sapeva anche che la giustizia stava lavorando sotto traccia.

Qualche mese fa, un primo blitz dei militari delle Fiamme Gialle, che portarono in caserma gli operai-vittime, che con un italiano stentato hanno vuotato il sacco del loro dramma.

Hanno descritto lo stato di sfruttamento subito e qualcuno ha vinto anche il pudore di raccontare di abusi sessuali.

Le misteriose sparizioni

Durante le indagini, qualcuno degli indagati, che ora risulta irreperibile, era sparito dal paese. Così come tanti altri, che avevano ‘osato’ ribellarsi a quelle disumane condizioni di lavoro e che potevano rappresentare una minaccia. I moldavi, che erano alternati con contratti di lavoro precari e rigorosamente a tempo determinato, andavano e venivano e a loro non era consentito proferire parola in paese.

La paura degli indagati infatti, era quella che si integrassero con la gente comune e spifferassero quanto accadeva nella ditta.

Il vice sindaco: “Avevamo intuito che qualcosa non andasse, auspico giustizia”

“Auspico venga fatta giustizia, per gli operai vittime di sfruttamento e abusi in pimis e poi anche perché è un dispiacere vedere infangata un’azienda che per anni è stata il fiore all’occhiello della produzione dell’acqua, unico stabilimento di acque minerali di proprietà italiana e che ancora oggi, parlando dal punto di vista produttivo, funziona”.

Andrea Cecchellero, attuale vice sindaco ed ex sindaco per 15 anni del Comune nella Val Posina, non è rimasto sorpreso nell’aver appreso la notizia dell’indagine della Guardia di Finanza, anche se non immaginava che i risvolti avessero toni così orribili.

“Avevamo intuito che qualcosa non andava, perché dopo il blitz della Guardia di Finanza era stata notata la ‘sparizione’ di parecchi ragazzi. Non era trapelato molto, tutt’altro, ma ci eravamo subito accorti che molti ragazzi non c’erano più. Anche di quello che oggi viene definito ‘caporale’. Erano andati via in fretta e furia e questo aveva lasciato presagire qualcosa di negativo. La vicenda era rimasta riservata e in paese non erano uscite chiacchiere. Anche perché, essendo i ragazzi stranieri e assunti con contratti brevi, non avevano il tempo di integrarsi nel territorio. Quindi non hanno fatto amicizie, non si sono confidati con i ‘paesani’. Se così fosse stato sarebbe emerso tutto. Chi gestisce il lavoro in quel comparto è una cooperativa esterna, che non è del territorio, e per questo impiega molta gente da fuori. C’è sempre stato un gran via vai di lavoratori. Non so di preciso come sia strutturata la società, so solo che da un pezzo non è più della famiglia che l’aveva fondata in origine. Sono certo – ha continuato il vice sindaco – che a Posina nessuno sapesse, perché io stesso non sapevo nulla e sono stato sindaco per 15 anni. In un paese piccolo come Posina, con la comunità che si conosce benissimo, se emergono fatti anche molto meno gravi di questo si viene a sapere tutto nel giro di pochi minuti, figuriamoci per episodi di questa entità. E’ davvero triste – ha concluso Cecchellero – Prima di tutto per questi ragazzi e uomini che hanno subito condizioni inenarrabili, ma il dispiacere tocca anche la storia dell’azienda, che ha sempre goduto di buona fama ed è stata travolta da fatti molto gravi”.

Posina. Sfruttamento al limite della schiavitù anche minorile nella ditta che imbottiglia acqua – AltoVicentinOnline

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