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Autonomia del Veneto e l’inganno di Natale: “Ci dite la verità?”

di Anna Bianchini

Cari Silvia Covolo e Erik Umberto Pretto, vi scrivo questa lettera dopo aver letto la vostra inquietudine in alcuni commenti sui social network.

Non vi va giù che qualcuno metta in discussione il vostro operato a Roma, ma permettetemi, avendovi votati, di chiedervi solo una cosa: trasparenza.

Vi conosco da anni e per lavoro vi ho seguito fin da quando eravate due consiglieri comunali di provincia. Quindi, la scalata a Roma, che qualcuno vi ha contestato, giudicandovi inesperti non tanto per la vostra giovane età quanto piuttosto per la mancanza di malizia, la conosco bene.

Nessuno mette in discussione onestà e voglia di fare per il popolo veneto, quel popolo operoso che riesce sempre a rimettersi in piedi dopo le avversità.

Come una bambina diligente, sotto l’albero mi aspettavo di trovarmi l’autonomia e non saranno di certo l’albero intagliato di Asiago o quello di Caltrano falciato dal vento che fa bella mostra a Montecitorio a distrarmi dal mio desiderio.

Perché c’è di mezzo la qualità della vita di noi lavoratori instancabili del nord-est d’Italia, cittadini modello capaci di produrre lo zoccolo duro dell’economia italiana.

“La figuraccia della Lega. Al nord niente autonomia, alla Sicilia invece 2 miliardi. Manovra sudista: ricche mance al centro sud, mentre a Lombardia e Veneto solo belle parole. Pace fiscale per il papà di Di Maio e per quello di Di Battista. Salvini zitto”.

Non sono le parole di una giornalista veneta di provincia, ma quelle dell’autorevole Vittorio Feltri, direttore di Libero e non certo di Repubblica.

A che gioco stiamo giocando? Ripeto, sotto l’albero di Natale e vicino al presepio per il quale vi siete stracciati le vesti, vorrei trovare solo la risposta a questa domanda.

Vorrei capire a che punto è l’autonomia che mi avevate promesso, infiocchettata e pronta per il giorno in cui nasce Gesù.

“Alla Lombardia e al Veneto che tramite un referendum svoltosi nell’ottobre 2017 hanno votato l’autonomia amministrativa regionale non si concede ciò che il popolo ha chiesto con il proprio sacro suffragio. Lo stato nega ogni libertà. Esso se ne infischia della volontà dei cittadini del nord est, non riconosce loro un diritto sacrosanto, quello di trattenere le tasse che versano in misura mostruosa ogni anno al fisco. Il governo nazionale pensa solo a saziare sé stesso per poi distribuire la ricchezza accumulata dai veneti a chi non è capace di mantenersi con le proprie forze. La prova è evidente. L’esecutivo più scemo della storia, quello in carica, ha stabilito, nel vietare alle nostre regioni la facoltà di gestirsi in proprio, di versare 2 miliardi di euro alla Sicilia, che da decenni spreca denaro a destra e a sinistra senza riuscire a svilupparsi. Quattrini a iosa all’isola e pugni in faccia ai maggiori contribuenti italiani, cioè ai lombardo-veneti. Naturalmente la Lega ha abbozzato, non ha protestato, si è piegata a questa assurda ingiustizia”.

Non sono parole della giornalista di provincia, ma sempre del ‘maestro’ Feltri, residente a Bergamo e notoriamente non ‘catto-comunista’.

Cosa avete fatto, cari Covolo e Pretto, mentre andava in scena questo terribile momento di storia per la nostra terra? Da vostra sostenitrice, ho voluto immaginare Pretto con l’albero di Caltrano sotto braccio mentre, in stile Tina Cipollari, abbandonava l’aula incapace di assistere alla presa in giro dei suoi ‘compagni’.

Ho immaginato Silvia Covolo, che si toglieva i tacchi ed in stile ambulante di Roana, lanciava i pomodori per protesta contro l’inganno che i veneti non meritano. E invece, che cosa avete fatto? Vi siete ribellati? Con che faccia tornerete qui per il Natale, spiegandoci il perché sotto l’albero noi veneti non troveremo quell’autonomia?

La figura di Erika Stefani

E’ passato circa un anno dall’incontro che ho avuto l’onore di moderare a Lugo con una carichissima Erika Stefani, capace di incantare la platea con le promesse di un’autonomia, pronta a migliorare la qualità della vita del popolo veneto. “Siamo stanchi di arricchire con i nostri sacrifici le casse di Roma – diceva – stanchi di far stare bene tutta l’Italia con un Veneto spremuto come un limone, che da anni fa da traino e alla fine non ha i soldi per asfaltare le sue strade. Un popolo che merita l’autonomia. Che merita di trattenere le tasse sul territorio”. Grandi slogan, che quando è diventata ministro ho immaginato diventare realtà. E’ la volta buona, ho pensato, finalmente a Roma ci sono i nostri.

Già mi vedevo, sulla mia auto nuova, sfrecciare su strade senza buche. Già immaginavo i prati verdi del Trentino fuori di casa e gli studenti che andavano in vacanza studio all’estero gratis.

Altro che gilet gialli…

Dei leghisti, il concetto che passa in Italia e oggi anche in Europa è quello delle masse che si ribellano al sistema. Che puntano i piedi contro la politica che promette e non cambia mai. Degli operai che dopo 8 ore di fabbrica a produrre bulloni mentre gli occhi lacrimano per la fatica, trovano il tempo la sera per riunirsi e sperare in un Veneto migliore. Quello che non vuole niente da nessuno, ma vuole solo ciò che produce e che lo farebbe stare da Dio se solo non lo dovesse dividere con chi, come una sanguisuga, attinge come da un pozzo senza fondo e va a lavorare nel settore pubblico senza timbrare il cartellino.

Questi leghisti che da decenni sbraitano in veneto cos’hanno intenzione di fare ora? Vogliono rimanere davanti alla tv a guardare i tg mentre i gilet gialli sfidano il governo? O vogliono scendere in strada per pretendere quello che la Lega ha promesso e finora non ha concesso? Io temo, che basterà il prossimo comunicato stampa, con su scritto ‘quanto siamo belli, quanto siamo bravi e produttivi’ e con la foto del politico ‘verde’ con qualche simbolo veneto a distogliere l’attenzione dall’inganno andato in scena nel Natale del 2018.

Buone Feste a tutti, consoliamoci con il pandoro Melegatti.

Anna Bianchini

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