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Autonomia, Zaia: “Chi la attacca attacca Mattarella”. E’ polemica. Quali sono i passi per arrivare veramente alla riforma

“Sia chiaro, chi attacca l’autonomia attacca il Capo dello Stato. Non è incostituzionale e se non lo è, in democrazia vuol dire che si può fare. A me non risulta che il Quirinale abbia detto che non la promulga. L’autonomia è scritta nella Costituzione; noi non stiamo facendo niente di strano”. Così Luca Zaia, presidente del Veneto, in tema di autonomia differenziata.

“Il presidente della Regione Veneto Zaia eviti di dire sciocchezze coinvolgendo il Capo dello Stato nelle aspirazioni secessioniste della Lega. Usare il presidente Mattarella come uno scudo contro le critiche è deplorevole”. Così Filiberto Zaratti, Capogruppo di Alleanza Verdi Sinistra nella commissione Affari costituzionali della Camera, replicando alle affermazioni di Zaia secondo cui ‘Chi attacca l’autonomia attacca il Capo dello Stato’.

Secondo qualcuno, l’approvazione del disegno di legge del Ministro Calderoli è solo uno specchietto per le allodole in vista delle regionali della Lombardia e del Lazio. Il fatto che il Consiglio dei Ministri sia passato il ddl non vuol dire infatti che Veneto e Lombardia potranno godere dell’autonomia differenziata, che avrà un iter piuttosto complesso. Ma i politici, si sa, contano sul non sapere della gente comune che non è informata e si fa prendere dal tifo per questo e quel politico. La cosa non è affatto semplice perchè, come scrive “Il Domani”: L’approvazione del testo dell’autonomia differenziata leghista arriva giusto in tempo per essere una bandiera da sventolare alle prossime Regionali, ma l’approvazione in Consiglio dei ministri rischia di scontrarsi con problemi imminenti. Una delle conseguenze dirette del testo di Calderoli riguarda i comuni, che per ottenere i fondi a cui hanno diritto dovranno rivolgersi non più allo stato centrale, ma alle Regioni. Succede già oggi per una serie di questioni che già maneggiano le Regioni, ma rischia di acuire lo stallo tra comuni e Regioni di colore diverso”. 

Quali saranno le tempistiche? Le tappe

Nei progetti  del ministro per le Autonomie Roberto Calderoli, il disegno di legge sull’autonomia differenziata dovrebbe arrivare alla sua approvazione definitiva entro un anno. Il 2023 sarebbe quindi l’anno in cui dovrebbero avvenire tutti i passaggi parlamentari e tra Stato e Regioni necessari e nel 2024 la riforma dovrebbe essere operativa. Vediamo quali sono i passaggi che sono necessari. Va ribadito che l’approvazione da parte del consiglio dei ministri del Disegno di Legge non è che il primissimo passaggio di un lungo percorso che porta all’approvazione definitiva e alla piena attuazione della nuova normativa. Una volta approvato a Palazzo Chigi da parte del Governo, il testo andrà adesso alla Conferenza unificata che è una Conferenza Permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province Autonome di Trento e Bolzano. Una volta che il testo arriva alla Conferenza unificata, questa ha il compito di esprimersi sulla legge di attuazione. Come riporta Il Sole 24 Ore il parere dovrebbe arrivare entro il tempo massimo di 3 settimane dalla consegna. Se la Conferenza decidesse di intervenire sul testo allora il Consiglio dei ministri dovrebbe ricevere il testo con le modifiche, approvarlo di nuovo in consiglio dei ministri e inviarlo una seconda volta alla Conferenza unificata. Se invece il testo non trova obiezioni o modifiche da parte della Conferenza unificata, tornerebbe in Consiglio dei ministri per avere l’approvazione definitiva.

Quando arriverà questo nuovo via libera da parte del Governo in Consiglio dei ministri, il testo potrà passare all’esame del Parlamento. Qui la legge seguirà il consueto iter di approvazione delle Leggi. Perché non si tratta di un disegno di legge costituzionale, che avrebbe tempi di approvazione più lunghi, con la doppia lettura e la possibilità del referendum.

In questa fase, come illustra di nuovo Il Sole 24 Ore, prende il via la Cabina di Regia composta da esperti nelle varie materie che avrà il compito di stabilire i Livelli Essenziali di Prestazione, i cosiddetti LEP.

Questo procedimento presumibilmente dovrebbe concludersi entro la fine del 2023. Quando si parla di autonomia e di possibilità di chiedere forme più o meno ampie di autonomia da parte di una regione si entra anche in un discorso legato ai Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) visto che vanno garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale.

Esaurito il lavoro della Cabina di Regia, (fonte Sole 24 Ore) toccherà nuovamente al Consiglio dei ministri emanare un Dpcm per ogni Lep individuato. Il DPCM che dovrà prima trovare l’intesa della Conferenza unificata, e poi arrivare alle Camere. Camera e Senato dovranno esprimere il loro parere.

Qui le Regioni potranno inviare la proposta di intesa al Consiglio dei ministri. Passaggio al quale seguirà la valutazione dei ministeri competenti. Potrà quindi cominciare la trattativa Governo-Regioni , al termine della quale il Cdm approverà l’intesa preliminare. Intesa su cui diranno la loro la Conferenza unificata, prima, e le Camere, poi. Una volta che c’è il via libera di Camera e Senato sarà il Governo, infine, a siglare l’intesa definitiva, che verrà approvata dalla singola Regione, per poi tornare in Consiglio dei ministri. Qui avrà finalmente luogo l’approvazione definitiva con disegno di legge.

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