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Calano le donazioni e Fidas lancia appello a vicentini: “Sangue significa vita”

“Un anno e mezzo fa mia mamma ci ha lasciato, a causa di un brutto male. Nelle settimane precedenti ha ricevuto oltre venti sacche di sangue. Ogni volta che i medici ci venivano a dire “stiamo trasfondendo una sacca” pensavo a quanto fosse importante che quella mattina un donatore si fosse alzato e fosse andato a tendere il suo braccio: un gesto spesso scontato, ma di grande valore, perché è legato ad una goccia di sangue”. È una frase semplice, questa di Alisea del Coordinamento Giovani di Fidas Vicenza, ma che racchiude emozioni, turbamento e profonda gratitudine al tempo stesso. Sembra quasi un appello diretto al cuore dei vicentini a prendere in seria considerazione l’opportunità di diventare donatori di sangue.

“Diventare donatori di sangue – spiega la presidente di Fidas Vicenza, Chiara Peron – non è un sacrificio, ma un’opportunità. Rappresenta, infatti, l’occasione per farsi vicini al prossimo, per dimostrare che si vuole andare oltre l’esistenza solitaria, per condividere l’amore con chi ha più bisogno”.

Fidas Vicenza, attraverso le parole della sua presidente, si rivolge alla città, a quella Vicenza vera, fatta di persone generose, che hanno saputo fare cose grandi, lasciare un segno indelebile nella storia. Un segno d’amore, di generosità e di grande solidarietà.

“Cari vicentini – aggiunge la presidente Peron – stiamo attraversando un periodo di importante calo di donazioni, ma non per questo intendiamo abbassare la china, anzi siamo convinti più che mai nel portare avanti la nostra missione, perché il dono del sangue è dono di vita. Quando si va a donare si compie un gesto semplice, ma al tempo stesso speciale. Il donatore non è un angelo, ma una persona come tutte le altre, che ha deciso di assumere un comportamento di grande coscienza e senso civico. Non abbiamo bisogno di grandi uomini, di gesti esemplari ed eclatanti. Il dono del sangue non fa alcun rumore, fa parlare poco di sé, ma rappresenta la salvezza per molte persone, anche per i nostri cari, quando si trovano a dover lottare contro la malattia o ad aver subito un incidente o un intervento chirurgico”.

Nella lettera aperta che la presidente Peron, simbolicamente, ha scritto c’è l’intento  di smuovere le coscienze, di far sì che qualche braccio in più si tenda per donare il sangue, perché si tratta di un gesto semplice e spontaneo, che procura più gioia che dolore.

“Colgo l’occasione per ringraziare tutti i donatori di sangue, i volontari ed i rappresentanti dell’Associazione, che ogni giorno si prodigano per dare una speranza a chi è in difficoltà. Non neghiamo questa opportunità di salvezza a nessuno”.

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