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Fuga di infermieri dalle Rsa del vicentino: ‘Cda autoreferenziali’

Situazione decisamente complessa nelle Rsa vicentine, dove in non pochi casi l’autoreferenzialità dei Cda non corrisponde ad una altrettanto soddisfacente capacità gestionale ed organizzativa. Parola del Nursind di Vicenza, il sindacato di riferimento delle professioni infermieristiche.

Ad oggi gli infermieri collocati in comando nelle case di riposo e dipendenti dall’Ulss 8 Berica sono una ventina e non tutte ne apprezzano il contributo in termini di professionalità e competenze. “Naturalmente non si può e non si deve generalizzare – spiega Andrea Gregori del Nursind di Vicenza – ma occorre distinguere, al di là dell’autoreferenzialità di alcuni esponenti e rappresentanti delle Rsa. Alcune Rsa spiccano ancora oggi per pessimi livelli di organizzazione dei professionisti, violazione degli istituti di legge in termini di orari di lavoro, sfruttamento dei professionisti, con spese a carico delle Ulss”.

“L’accordo regionale, che prevede una retribuzione omnicomprensiva da corrispondere alle Ulss pari a 130 euro – aggiunge Gregori – non consente di retribuire gli straordinari puntualmente richiesti, la formazione ed i rientri in servizio. Costi che, secondo alcuni illuminati direttori, dovrebbero ricadere ancora una volta sui bilanci delle Ulss”.

Un’immagine decisamente d’altri tempi, quando i diritti dei lavoratori erano scritti sulla carta, ma nei fatti non venivano riconosciuti. “Questo modo di trattare i professionisti distaccati nelle Rsa – sottolinea Gregori – sta portando il personale alla volontà di licenziarsi anche dalla struttura sanitaria pubblica, pur di non rimanere in alcune case di riposo. Alcuni rappresentanti di categoria, non comprendendo le qualità ed importanti funzioni svolte, però, hanno definito questi lavoratori con lo sprezzante appellativo di “gettonisti”. Il Nursind di Vicenza reputa che questi atteggiamenti siano contrari alla costituzione di un ambiente di lavoro organizzato ed efficiente, in cui ciascun lavoratore è gratificato per ciò che fa, anche il personale comandato.

La fuga dalle Rsa deve preoccupare non solo chi le amministra, ma anche la Regione Veneto. “Alcune Rsa perdono in continuazione tutte le collaborazioni proposte – conclude Gregori – senza porsi in una condizione di autocritica, ma di mera autoreferenzialità. Ho in mente, a tal proposito, una struttura del Basso Vicentino, che spicca per molti di questi aspetti negativi. Più che ricercare personale, alcune strutture dovrebbero azzerare dei Cda privi di volontà di cambiamento ed ancorati a schemi del passato, rispetto alle caratteristiche e funzioni dei professionisti che assumono. Anche la Regione Veneto dovrebbe fare la sua parte, rivedendo alcuni accordi fatti con le Ulss e verificando la situazione di merito di ogni struttura”. Sempre in ambito regionale, si aspetta una riforma delle ipab oramai da più di quindici anni, e che, logica vorrebbe non più rinviabile.

Ricordiamo, infine, che la situazione dei ricoveri per covid non è ancora conclusa nelle strutture ospedaliere determinando incertezza nella imminente programmazione delle ferie estive da parte del personale che da oltre due anni fronteggia questa pandemia.

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