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In Veneto pochi asili nido e mamme che non riescono a lavorare

I servizi per l’infanzia come volano economico e occupazionale. Non solo dunque aspetti educativi, ma ricadute virtuose per il territorio anche in termini di contrasto alle disuguaglianze.

In Veneto la copertura dei servizi educativi per l’infanzia è inferiore agli obbiettivi europei (45%), registrando un 29% (Openpolis – Con i bambini su dati Istat) che lo colloca all’undicesimo posto tra le regioni italiane (media nazionale 25,2%), per un Paese in cui meno di un bambino o bambina su 3 frequenta un asilo nido.

Il dettaglio regionale, che riporta grandi differenze territoriali, con i capoluoghi e i comuni più grandi che superano gli standard europei ed è proprio qui che nasce la disparità di accesso ai servizi per i minori e al mercato del lavoro per i familiari, segnala che ogni 100 minori 0-2 a Rovigo esistono 32 posti, a Padova e Verona 30, a Treviso 27; seguono Venezia e Vicenza con 26, mentre Belluno chiude con 23.

Questo non ha ripercussioni solo sui livelli di competenze relazionali, culturali e sociali, ma anche, appunto, sul potenziale economico di un territorio e quindi più in generale sulla qualità della vita.

Di questo scenario e delle azioni da intraprendere per incrementare l’offerta, progettando e sviluppando nuovi modelli innovativi nel Veneziano, Padovano e Vicentino, si è discusso in occasione della presentazione di un intervento che coinvolgerà 180 operatori dell’infanzia, 125 minori e i rispettivi genitori.

È il progetto Paidia, selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, promosso da Sumo Società Cooperativa Sociale in collaborazione con Università Ca’ Foscari, appoggiato dalla Regione Veneto, e in partnership con Comuni di Venezia (Ve), Carmignano di Brenta (Pd), Bassano del Grappa (Vi), Associazione La Villa Incantata, Ninfa Nidi in Famiglia, Enaip, Isre, Fondazione Pirani Cremona, Jonathan Cooperativa Sociale.

«Siamo impegnati da vent’anni nel settore educativo del territorio comunale di Venezia con l’obiettivo di promuovere l’innovazione e l’inclusione sociale come strumenti di sostegno e sviluppo della comunità – ricorda, Elisa Cappello, presidente di Sumo – Lavoriamo, in sinergia con soggetti pubblici e privati, per l’infanzia e per i ragazzi di scuola primaria e secondaria di primo grado».

Presente all’incontro veneziano nella sede universitaria di palazzo Malcanton Marcorà anche Chiara Bevilacqua da Roma. «Nasciamo nel 2016 – esordisce l’addetta alle attività istituzionali di Con i Bambini – per colmare la povertà assoluta, che riguarda 1 milione di bambini italiani, e relativa, che ne coinvolge 2 milioni; in tutto questo si inserisce la povertà educativa, che tocca la sfera economica, ma anche quella sociale e culturale. Serve dunque un’azione a più livelli, e Con i Bambini è quel grande cantiere che cerca di sperimentare vari sistemi, con l’obbiettivo di raggiungere 2 mila minori, e 20 mila come coinvolgimento complessivo». (I numeri di Con i Bambini: 380 milioni di fondi erogati, 616 progetti finanziati, 717 mila destinatari coinvolti, 8.500 enti coinvolti).

Dopo i saluti del professor Giuseppe Barbieri, direttore Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali dell’Università Ca’ Foscari, che ha ringraziato Con i Bambini «per l’impegno a trovare soluzioni ad una povertà educativa storica e per il contributo che permetterà di proseguire con le strategie per l’infanzia in zone venete dove il sostegno è minore, segnalando l’importanza del progetto di Sumo anche in riferimento alla forte denatalità italiana», la docente cafoscarina Barbara Da Roit, ha parlato dei servizi per l’infanzia come «nodo cruciale strategico per le politiche pubbliche sociali, oltre il mero aspetto educativo. Le ricerche – spiega la sociologa – ci dicono che laddove vi sono più servizi per la primissima infanzia, la diminuzione della natalità è meno incisiva. Lo stesso principio vale per l’uguaglianza di genere, favorita nei territori in cui si offrono questi servizi e in cui le condizioni di povertà economica, sociale, culturale, educativa e perfino cognitiva diminuiscono di conseguenza». Per l’accademica tutti questi fattori favoriscono la cittadinanza consapevole, la responsabilità civica, la capacità di relazionarsi con l’alterità, aumentando la capacità che si acquisisce da piccoli d’imparare di fronte soprattutto ai repentini cambiamenti del mondo di oggi. «I servizi per l’infanzia non devono essere un costo ma un investimento – conclude – e devono essere sufficienti a livello quantitativo, nonché accessibili e di qualità».

È in questo quadro che nasce la collaborazione tra Sumo e Università Ca’ Foscari, il cui frutto, Paidia, si prefigge di aumentare qualitativamente e quantitativamente l’offerta di opportunità  attraverso quattro linee di azione:

1. Stimolare e supportare la creazione di nuovi servizi

2. Potenziare le competenze del personale

3. Sostenere le famiglie meno inclini ad accedere ai servizi 0-2

4. Riflettere sull’attuale normativa regionale e proporre miglioramenti

Ora, grazie al lavoro di un team dell’ateneo veneziano guidato dal professor Stefano Campostrini in collaborazione con Istat e Dipartimento per le politiche della famiglia (anno 2022 su dati 2020/2021), sappiamo inoltre che la pandemia ha colpito duramente l’85% delle strutture educative italiane, che hanno dovuto far fronte ad un aumento dei costi e ad un calo delle iscrizioni (-39%). Questa situazione ha colpito soprattutto le strutture private, che in Veneto rappresentano la quota maggioritaria dell’offerta complessiva, come ricorda il professor Maurizio Busacca, responsabile scientifico del progetto Paidia. «I costi che devono sostenere i privati sono alti, a cascata non sostenibili dalle famiglie – spiega il docente di Ca’ Foscari – Ci si ritrova poi con meno soldi per il personale, e poche risorse per formarlo adeguatamente. Perciò – prosegue – abbiamo pensato ad un incubatore per progettare ed erogare nuovi servizi innovativi, mettendo in campo competenze pedagogiche, organizzative e imprenditoriali».

Ecco dunque le prime 3 azioni in partenza del progetto Paidia:

1) Incubatore di servizi innovativi 0-3 anni, per raccogliere proposte di persone occupate, disoccupate, associazioni e imprese sociali provenienti da tutta la Regione. I progetti migliori saranno ammessi ad un programma intensivo di accompagnamento della durata di tre mesi, nel corso dei quali le idee saranno sviluppate in modo articolato. Al progetto ritenuto più innovativo verrà assegnato un premio in denaro del valore di 20.000 euro. Gli altri progetti vinceranno un premio in denaro di 5.000 euro.

2) Corso di formazione per conduttore di Nido in Famiglia (massimo 6 bambini in un ambiente domestico), gestito dagli enti partner specializzati Isre ed Enaip, con l’attestato finale che abilita all’esercizio (apertura di almeno 10 nuovi nido in famiglia).

«Noi formiamo docenti e quadri aziendali – ricorda Ruggero Segatto, direttore Isre -, e domani si parte con il corso a cui parteciperanno 26 persone a fronte di 100 richieste. In passato si faceva più fatica – riconosce – mentre adesso, col tempo, capiremo se la loro motivazione sarà forte come l’interesse dimostrato per la gratuità di questa formazione, per la quale ringrazio Sumo e Ca’ Foscari, che con il progetto Paidia rispondono alla complessità nel modo giusto, ovvero tentando di lavorare su diversi piani».

Su questa linea pure Jonathan Cooperativa Sociale, che evidenzia come «il valore aggiunto emerge quando ci si mette insieme facendo rete, per rispondere in modo integrato: è ciò che ci ha fatto dire “sì” a Sumo e alla sua iniziativa».

3) Mappatura da parte di Ca’ Foscari per una maggiore conoscenza delle risorse, raccogliendo informazioni qualitative e quantitative sui servizi presenti per la creazione di un database-catalogo. Successivamente saranno organizzati 21 tavoli di confronto e di lavoro, con l’intento di aggiornare continuamente la mappatura e individuare obiettivi di miglioramento, innovazione e sostenibilità, formulando partnership per servizi integrati volti a potenziare i livelli di flessibilità e qualità dell’offerta locale.

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