In Veneto si continua a morire sul lavoro”: i dati Inail relativi agli infortuni con esito mortale da gennaio a settembre 2025 sono “tragici”, segnala la Cgil regionali: morti 87 lavoratori (53 nello stesso periodo del 2024), con un aumento del 64%. Crescono maggiormente gli infortuni mortali in occasione di lavoro (+66%) rispetto a quelli in itinere (+58%). Aumentano anche gli infortuni denunciati che passano dai 51.687 di gennaio-settembre 2024 ai 52.691 relativi allo stesso periodo del 2025. “In questa ecatombe” non sono ancora stati conteggiati “i tanti morti di ottobre”, tra cui i tre carabinieri a Castel Vezzano, il boscaiolo a Belluno, l’operaio rimasto schiacciato da un macchinario a Rosolina (Rovigo), né “gli infortuni gravissimi e con lesioni permanenti come quello di un operaio della provincia di Vicenza il cui braccio è stato schiacciato da una pressa o l’operaio incastrato con la testa nel nastro trasportatore a Cimadolmo (Treviso)”, segnala il sindacato. E nel conto non c’è nemmeno quanto accaduto a novembre con l’operaio edile caduto dal tetto e morto sul colpo a San Martino di Venezze (Rovigo), quello ustionato a causa della violenta reazione di miscelazione di sostanze chimiche a Vicenza, il lavoratore caduto da 10 metri da un capannone a Santa Giustina in Colle (Padova) e gravemente ferito, l’operaio ferito durante lavori stradali notturni a Chioggia (Venezia), l’operaio morto tragicamente travolto dal muletto a Rovigo. “E per ultimi quelli di dicembre che si sono verificati in questi giorni, uno di seguito all’altro”. Dunque, “di fronte a questo quadro tragico e inaccettabile che è sotto agli occhi di tutti, chiediamo azioni immediate da parte della Regione”, afferma Tiziana Basso, segretaria della Cgil del Veneto e Silvana Fanelli, della segreteria regionale con delega su salute-sicurezza sul lavoro.
“Il presidente Stefani e quella che sarà la nuova giunta diano concretezza al piano di assunzioni per contrastare il fenomeno investendo negli organici degli enti preposti ai controlli, nella formazione e nella prevenzione. E devono investire anche le imprese, sia dal punto di vista tecnologico che per migliorare l’organizzazione del lavoro. La salute e la sicurezza di chi lavora per vivere non deve essere considerata un costo o una voce del bilancio da poter tagliare”, esorta dunque la Cgil.