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Regionali. Con la presentazione di Alberto Stefani inizia la vera campagna elettorale, ma Zaia ruba la scena

La quiete è solo apparente e tra “tifosi” che applaudono come allo stadio senza sapere per chi farlo di più tra Zaia, Salvini e Stefani.

La campagna elettorale si apre con un sorriso di circostanza tra il Doge e Matteo Salvini. Accanto a loro, Alberto Stefani, il candidato scelto per raccogliere l’eredità di Zaia. Un ragazzo garbato e moderato, ben lontano dal prototipo del leghista che sventolando la bandiera del leone, augura “l’estinzione”  dei “terroni” e che la Sicilia dove il loro leader raccoglie  adesso voti venga devastata dalla lava dell’Etna.

Dietro le strette di mano di ieri sera a Padova e le frasi di circostanza, si nasconde la tensione di una Lega divisa, frammentata, sull’orlo di un conflitto interno che rischia di esplodere con forza proprio nel cuore del Veneto.

Zaia, che si candiderà alle prossime politiche  “per spirito di servizio”, non ha intenzione di abbandonare il campo, ma nemmeno di incassare in silenzio. “Confermo, e non sto parlando del mio partito, di trovare strano che un governatore con oltre il 70% del consenso si veda negare la candidatura, una sua lista civica e infine anche il nome sul simbolo”, ha dichiarato, con un tono che tradisce più che delusione: collera. “Se sono un problema, vedrò di crearlo davvero questo problema”. Dietro la freddezza diplomatica, Zaia è furibondo. E anche se non si prevedono scosse prima delle politiche, almeno secondo le indiscrezioni che filtrano dal suo staff ,  il messaggio è chiarissimo: la sua guerra è solo rimandata. In mezzo militanti  e manovalanza che non sa cosa avviene ai vertici e applaude chiunque abbia un tono da “comandante”. Ieri sera, Zaia ha sicuramente rubato la scena ad un coraggioso Stefani, che sarebbe dovuto essere il protagonista della serata e che invece è stato offuscato da Luca Zaia, che ha fatto chiaramente capire chi comanda al momento in Veneto.

Un Veneto in fermento e l’ipocrisia dell’opportunismo

Il Veneto resta una roccaforte del centrodestra, e Zaia ne è il volto più riconoscibile. La sua eventuale rottura con la Lega non solo sarebbe dirompente, ma metterebbe seriamente a rischio l’equilibrio interno del partito e l’intero assetto della coalizione. Anche se il governatore evita di puntare il dito direttamente contro Salvini, è evidente che il gelo tra i due non è stato ancora sciolto. Anzi, l’insofferenza è reciproca. Senza contare  il caso Roberto Vannacci. Il generale, da mesi al centro di polemiche e controversie, rappresenta l’anima più identitaria, autoritaria e radicale della Lega. Proprio l’opposto di Luca Zaia, che incarna invece la Lega moderata, pragmatica, nordista e vicina al mondo produttivo.

Non è un caso se tra i dirigenti di peso del partito, molti si schierano ,  neanche troppo velatamente,  con l’attuale presidente del Veneto. Massimo Garavaglia, nome storico del Carroccio, eri ha detto : “In una Lega triste e arrabbiata io non mi riconosco. La Lega è il buon governo di Giorgetti e di Zaia”. Parole che pesano. E che trovano eco nel presidente della Lombardia Attilio Fontana, che invita a “rivedere qualcosa” e sottolinea che la Lega ha bisogno di figure come il suo collega Luca Zaia.

Salvini: “Saremo il primo partito”

“L’obiettivo è che la Lega sia primo partito qui. Zaia è il migliore e non sarà facile succedergli”, ha detto Matteo Salvini. Promette l’autonomia entro l’anno, la rottamazione delle cartelle nel prossimo Consiglio dei ministri, e un nuovo decreto sull’immigrazione. E su quest’ultimo tema, i soliti slogan che sentiamo da decenni e che se evidentemente continua a ripetere fanno ancora breccia: “Chiunque venga qui per lavorare onestamente è ben accetto, non c’è posto per chi vuole delinquere”.

L’educazione di Alberto Stefani

Elegante, con i toni mai eccessivi e che si dice respingente ad ogni polemica perchè preferisce al dire il fare. Alberto Stefani ha esordito ringraziando di suoi mentori senza scontentare davvero nessuno quando li elogia per quello che gli hanno insegnato e per aver creduto in lui nonostante la sua giovane età. Il programma elettorale accennato appena è generico e sembra non avere ideologie. La persona al centro, psicologi nelle scuole, anziani a cui dare la precedenza e perfino gli animali per i quali occorre lavorare perchè il loro ruolo nella società sia riconosciuto a livello istituzionale. Infrastrutture e sanità le priorità per i veneti. Al momento, niente da colpire veramente cittadini, che come abitudine italiana, non vanno più a votare perchè nauseati da una politica che si fa la guerra per accaparrarsi le poltrone, si scanna ai vertici e non riesce a raggiungere nemmeno emotivamente chi paga le tasse e non può pagare la media di 800 euro l’anno per pagarsi le visite dei centri privati che nascono come funghi.

di Redazione Alto VicentinOnline

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