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Arriva la stretta sui no vax: ‘Non ci sono cittadini di serie A o B’. Draghi vuole modello tedesco

“Io non faccio parte di quelli che pensano che i cittadini debbano essere trattati come cittadini di serie A o serie B, spero che questo Paese intraprenda un percorso di pacificazione”. Lo dice Luca Zaia, governatore del Veneto, a Roma per presentare il suo libro. “Certo- aggiunge- davanti a questa ondata di infezioni che coinvolge soprattutto i non vaccinati la preoccupazione è alta”. Zaia assicura poi che “non ci sono due linee” di pensiero nella Lega, nessun contratto con Matteo Salvini, poi aggiunge: “Stiamo attendendo la bozza del decreto per capire cosa deciderà il governo” sul super green pass, ma sarebbe meglio “evitare di chiudere e evitare di penalizzare chi ha fatto una scelta in linea col piano di sanità pubblica”. Infine, conclude: “Pensare a nuove chiusure ci metterebbe in difficoltà. Immagino la vera sfida sia quella di codificare la zona arancione”.

I tecnici di palazzo Chigi e dei ministeri stanno scrivendo il provvedimento ma l’impianto di base è delineato, con il presidente del Consiglio Mario Draghi che sarebbe ormai determinato a seguire il modello tedesco delle 2G, vale a dire il doppio binario per il certificato verde: un super green pass per vaccinati e guariti, che potranno accedere a ristoranti, cinema, teatri, piscine, palestre, stadi, e un pass per chi ha scelto di non immunizzarsi, ottenibile con un tampone antigenico o molecolare, che consentirà di accedere solo ai luoghi di lavoro e ai servizi essenziali come supermercati e farmacie, oltre che a treni ed aerei. «Non ci possiamo più permettere – dice il ministro per gli Affari Regionali Mariastella Gelmini – di tornare alla stagione dei lockdown e dei ristori». Una linea condivisa da quasi tutti i presidenti di Regione – alle critiche del governatore delle Marche Francesco Acquaroli si sono aggiunte quello del presidente dell’Abruzzo Marco Marsilio secondo il quale «è inefficace e crea false aspettative» – e dalla maggioranza dei ministri, da Speranza a Franceschini, da Bonetti a Brunetta. «Chi non vuole vaccinarsi – ribadisce il titolare della Pubblica Amministrazione – dovrà fare casa e lavoro perché altrimenti metterebbe in pericolo gli altri». Non si sono finora pronunciati i ministri leghisti e lo stesso Matteo Salvini, al termine dell’incontro con i governatori del Carroccio, ha mantenuto una posizione attendista, senza però dire no alla stretta e ribadendo il suo «secco no» al green pass per gli under 12 anni. «Si lavora con il governo con buonsenso, per evitare chiusure, eccessive complicazioni per gli italiani e messaggi allarmistici».

Due nodi ancora da sciogliere

Non tutto però è deciso e la cabina di regia della maggioranza che precederà il Consiglio dei ministri dovrà sciogliere sostanzialmente due nodi: da quando scattano le nuove misure e a partire da quale fascia di colore si applica il super green pass. Per quanto riguarda l’entrata in vigore, due sono le date sul tavolo: lunedì 29 novembre, quindi lunedì prossimo, o il primo fine settimana di dicembre. In entrambi i casi, comunque, le misure sarebbero già operative per la festa dell’Immacolata, con milioni di italiani che in quei giorni si sposteranno nelle località sciistiche. Quanto alle fasce in cui si applicherà il super green pass, l’ala rigorista del governo e buona parte delle Regioni vorrebbe che scattasse fin dalla zona bianca. In sostanza, il doppio binario dovrebbe esserci a prescindere dalla situazione in cui si trova la Regione. Altri governatori e parte del governo ritengono invece che le misure debbano scattare dalla zona gialla. In ogni caso servirà una modifica della norma sul sistema dei colori per ‘legarlà al super green pass, altrimenti al superamento di determinati parametri le limitazioni scatterebbero comunque. Sarà Draghi a fare la sintesi delle diverse posizioni.

La carta verde avrà una durata di 9 mesi

Sarebbero stati invece tutti sciolti i nodi politici sulle altre due misure che verranno introdotte con il decreto: la riduzione della durata del green pass, che passerà da 12 a 9 mesi, e l’introduzione dell’obbligo della terza dose per i sanitari e il personale che lavora nelle Residenze sanitarie assistite. Non ci dovrebbero quindi essere almeno per il momento né l’obbligo vaccinale per altre categorie, a partire da quelle più a contatto con il pubblico (forze di polizia, dipendenti della pubblica amministrazione e professori), né una riduzione della durata dei tamponi antigenici da 48 a 24 ore e dei test molecolari da 72 a 48 ore, interventi entrambi di cui si discute da giorni nella comunità scientifica. Quanto all’obbligo della mascherina all’aperto, dovrebbe rimanere a partire dalla zona gialla, anche se a livello locale governatori e sindaci si stanno già muovendo: lo ha deciso l’Alto Adige, la ha stabilito il sindaco di Padova per il centro storico della città e lo sta valutando il primo cittadino di Firenze Dario Nardella.

 

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