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Sanità Veneta e il business delle convenzioni. Milena Gabanelli fa i conti in tasca

In Veneto il servizio sanitario pubblico fatica stare a galla, scontentando sempre più i cittadini alle prese con esami da fare, che scartano gli ospedali per le strutture convenzionate.
Queste fanno affari d’oro, ricevendo dallo Stato un rimborso pari 3 volte il costo di un esame diagnostico.

Un fiume di soldi che dalle casse dello Stato, passando per la Regione, va a foraggiare quegli imprenditori privati, convenzione alla mano, sottraendo importanti risorse.
Cifre stratosferiche che potrebbero essere utilizzate per rimettere in pista gli ospedali, assumendo medici, smaltendo le liste d’attesa, riducendo i ticket ed offrendo servizi maggiori ai disabili. Tanto per iniziare.

A puntare l’occhio su questo spreco di danaro pubblico è stata la giornalista Milena Gabanelli, che ha fatto i conti in tasca al Veneto, svelando i rimborsi esagerati ricevuti dalle strutture convenzionate.

sperpero sanita centri convenzionati

Spreco Veneto, si parte da 23 mln
Sotto inchiesta tre tra i più diffusi esami richiesti, mettendo a confronto quanto si paga in un centro privato ‘non convenzionato’ , con quanto un ‘convenzionato’ si vede rimborsare per la stessa prestazione sanitaria.
Il tutto quindi alla pari: stesso esame, stessa qualità di servizio. Per capire quanto lo Stato paghi in più al convenzionato.

Se per una risonanza magnetica muscolo-scheletrica un cittadino che si rivolge ad un centro ‘non convenzionato’ paga 59 euro, lo Stato rimborsa 188,65 euro al ‘convenzionato’. In un anno sono 21,3 milioni di euro, contro un costo di 6,6 mln, ‘bruciando’ un risparmio di 14,7 milioni di euro.
Per una tac al torace senza contrasto, costo 99 euro e rimborso 122,80 euro, con un risparmio stimato che si aggira sui 300 mila euro.
Ruota attorno a 8,3 milioni di euro il risparmio che si potrebbe ottenere con l’ecografia completa all’addome: spesa di 90 euro  rimborso di 111,65 euro, smuovendo soldi pubblici per 46,7 milioni di euro, contro i 38,4 di costo.

In tutto, in un anno e nel solo Veneto, sarebbe possibile risparmiare sui 23 milioni di euro. Ma è una cifra di partenza perché, lo ricordiamo, prende in considerazione solo tre esami di diagnostica e di laboratorio.

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Buttati 2 miliardi all’anno
Un’indagine che la nota giornalista ha esteso ad altre regioni, utilizzando non solo il Veneto come metro di misura, ma inglobando Lombardia e Liguria.
In tutto, e sempre per i tre esami presi in questione, vengono sborsati 101,6 milioni di euro, contro i 63,2 mln che si potevano spendere, facendo svanire un risparmio possibile di 38,4 milioni di euro. E questo solo per tre regioni.

Su scala nazionale, proiettando i dati di Veneto, Lombardia e Liguria e solo per 2 mila esami ambulatori, il totale della spesa rimborsata ai privati ammonta a circa 4,6 miliardi anno, gettando via un risparmio di circa 2 miliardi di euro.

Risorse che, ripetiamo, potrebbero essere investiti su quella sanità pubblica, considerata tra le migliori al mondo, ma che deve fare i conti con la mancanza di personale, con medici che si smezzano in ambulatori privati ed attrezzature non usate a pieno regime.

attesa pronto soccorso

Un furto legalizzato
A stabilire i rimborsi è un tariffario fissato dal governo Monti nel 2012. Ma ciascuna Regione può alzare l’obolo sfruttando il principio del titolo V della Costituzione, che stabilisce l’autonomia regionale in fatto di sanità.
Riassumendo, per Roma, i costi sostenuti da un privato convenzionato sono messi sullo stesso livello di quelli di un ospedale pubblico.
Ma è un confronto senza paragone, che trascina con sé falle mostruose.  Perché una tariffa ospedaliera porta con sé costi di gestione di una struttura ben più complessa di un centro privato. Dal pronto soccorso al centro tumorale, a titolo di esempio.

Cifre da ‘lusso’
Una man bassa nei conti pubblici che garantisce tornaconti eccellenti ai privati convenzionati. Soldi deviati, dal pubblico al privato, che portano al depauperamento del primo.
Quattrini che, in mano agli imprenditori privati convenzionati,vengono usati in operazioni finanziarie ed immobiliari, come la creazione di strutture benessere da sogno che, a conti fatti dovrebbero essere gratis per i cittadini,  visto che sono costruite con quei soldi pubblici che lo Stato ‘regala’ ai privati. E il tutto nel silenzio della politica.

Paola Viero

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