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Sanità veneta. Protocollo per migliorare la vita lavorativa degli operatori

Mentre i sindacati dei medici sono sul piede di guerra, la Regione Veneto e le organizzazioni del comparto sanità hanno siglato ieri un protocollo per “migliorare la qualità del lavoro e dell’organizzazione, individuando alcuni temi condivisi, rispetto ai quali lavorare in maniera programmatica, facendo convergere gli obiettivi e predisponendo strumenti di monitoraggio, confronto, verifica e correttivi delle criticità”. In cima alla lista degli obiettivi quello di “migliorare il clima aziendale, intercettando in maniera puntuale e sistematica i segnali di malessere -anche in base alla analisi dei dati (numero delle dimissioni volontarie, tassi di assenze per malattia e altro ancora)- e indirizzando le Aziende alla promozione e allo sviluppo di politiche di gestione del personale, finalizzate al coinvolgimento e alla valorizzazione dei dipendenti, anche attraverso il miglioramento dei processi di assegnazione e mobilità intra-aziendale, al loro benessere psico-fisico, alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, nonché all’accrescimento del senso di appartenenza al Servizio sanitario regionale e di un sano protagonismo”. Come strumenti ci sono gli organismi paritetici e come ‘argomenti’ quelli del benessere organizzativo, con riferimento, in particolare, al lavoro agile, allo stress da lavoro correlato, alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Si vuole poi “ridurre il rischio lavorativo e il rischio clinico” come “condizione imprescindibile per migliorare, oltre che le condizioni di lavoro, la qualità dell’assistenza e delle prestazioni”. Così come sono da ridurre i casi di episodi di violenza a danno del personale sanitario e sociosanitario individuando “ulteriori proposte e interventi concreti”.

L’accordo, informa una nota della Regione, prevede anche di “dare attuazione alla contrattazione integrativa nelle aziende sanitarie del Servizio sanitario regionale, attraverso un chiaro mandato da parte della Regione alle direzioni generali delle aziende sanitarie, affinché queste si attivino concretamente per la definizione della contrattazione integrativa aziendale e il confronto aziendale sulle le materie previste dal contratto nazionale 2019-2021, entro e non oltre il 30 giugno 2023”. C’è poi l’obiettivo di destinare risorse aggiuntive a favore delle aziende ed enti del proprio servizio sanitario regionale fino al 2% del monte salari 2018. Inoltre, la Regione Veneto, su richiesta delle organizzazioni sindacali, garantisce che, “al fine di dare piena applicazione al nuovo ordinamento professionale, gli incrementi dei fondi di cui al contratto nazionale 2019-2021 saranno quantificati dalle aziende sanitarie nella misura massima e con la decorrenza normativamente consentite, ossia dal 2022”.

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