- AltoVicentinOnline - https://www.altovicentinonline.it -

Santorso. AAA medici cercasi: sotto organico di 11. Preoccupa il pronto soccorso

All’Ulss 7 mancano 11 medici ed è emergenza soprattutto al Pronto Soccorso dell’ospedale Altovicentino, dove si registra una ‘sofferenza’ che sta destabilizzando tutti.

L’azienda sanitaria ha lanciato un appello per annunciare la ricerca, tramite regolare bando di concorso, di medici specializzati in ortopedia, anestesia e rianimazione, pronto soccorso, geriatria, ginecologia e ostetricia, gastroenterologia, cardiologia (con esperienza in interventi), cardiologia, ortopedia e traumatologia, nefrologia, oftalmologia, malattie dell’apparato respiratorio, otorinolaringoiatria, neurologia e chirurgia vascolare. In particolare, all’ ospedale nuovo di Santorso, manca di tutto. Con il silenzio della politica che si perde in comunicati stampa che nulla hanno a che fare con la qualità della vita dei cittadini, che andando al pronto soccorso, si imbattono in scene drammatiche, devono attendere ore e ore perchè mancano le risorse umane. Un ‘terzo mondo’, a cui il Veneto non era abituato. Sempre eccellente, sempre ai primi posti per ‘eccellenza’.

Un fuggi-fuggi di professionalità preoccupante. Un numero massiccio   di medici  che hanno svuotato le strutture sanitarie, inclusa quella dell’Alto Vicentino. Ora l’urgenza è quella di riempire dei vuoti che creano disservizi gravissimi a cittadini che le tasse le pagano. E anche profumatamente.

I motivi della fuga

Alla base un problema di carattere nazionale, che vede i medici del settore pubblico impegnati in turni senza sosta, ma soprattutto preda di estenuanti ed ingiustificate gogne mediatiche, aggressioni addirittura e sempre più a rischio di denuncia a causa di un trend (degenerativo) per il quale utenti senza nessuna esperienza in campo medico ‘diagnosticano’ mala sanità e denunciano il dottore. Mole di lavoro e atteggiamenti, che spesso spingono i professionisti a trovare lavoro in strutture private, che sono in grado di fornire  qualità di vita e protezione maggiore.

Il disagio umano, che ultimamente tocca tutte le sfere professionali, non ha risparmiato nemmeno i ‘camici bianchi’, un tempo rispettati e considerati ai posti più alti nel livello sociale. Oggi anche loro vittime di un circuito che, partendo dalle carenze che derivano dallo stato (per i finanziamenti), passando per quelle Regionali (la Sanità è competenza diretta delle Regioni), coinvolge tutti, visto che sono sempre di più i cittadini qualunque che si sentono autorizzati a disquisire in materia sanitaria pur avendo al massimo la terza media (a volte nemmeno).

Significativa la partecipazione dell’oltre 80% dei medici allo sciopero nazionale indetto lo scorso 23 novembre. In Veneto, a fronte di 8.450 medici in servizio, sono ben 1.300 i posti vuoti, concentrati in specializzazioni delicate come pediatria, pronto soccorso, ginecologia, chirurgia generale. E non solo.

L’esodo dei camici bianchi

Da anni la Federazione Veneta Medici Chirurghi e Odontoiatri denuncia il disagio dei professionisti, definendo la carenza di medici un vero e proprio “esodo”.

Carenze date anche dalla mancanza di ricambio generazionale, visto che sono troppo poche le borse di studio che consentono le specializzazioni. Nel 2017 la Regione Veneto ne aveva stanziate 50, per il 2018 ha aumentato a 120, ma secondo gli addetti ai lavori ancora non bastano, tanto che solo il 30% dei laureati riesce a specializzarsi. Gli altri devono accontentarsi con posti di guardia o in istituti privati o cooperative.

Assurdo, se si pensa che l’Italia è riconosciuta a livello mondiale per la preparazione dei suoi medici, contesi a suon di contratti in molti paesi stranieri. Assurdo anche perché, i numeri confermano che nel giro di 6 o 7 anni si dimezzeranno i medici di famiglia, lasciando ‘scoperti’ oltre un milione di utenti veneti.

Ma non basta, perché anche sul versante umano, i medici sono finiti nel mirino. Se da un lato sono ormai costretti a subite attacchi ogni tipo, soprattutto attraverso social network, dall’altro c’è il costante timore per le denunce (che nel 98% si risolvono in una bolla di sapone ma causano comunque un forte stress psicologico). Questo porta molti medici, pur essendo stimati professionisti, a trincerarsi sulla difensiva limitando le operazioni rischiose e moltiplicando il numero di indagini diagnostiche, che a volte sono del tutto inutili ma si rivelano rassicuranti.

Anna Bianchini

Ti è piaciuto questo articolo? Condividilo su: