Una bomba ecologica sta per esplodere nel vicentino? Si chiede su facebook, Carlo Cunegato, Consigliere comunale per Coalizione Civica Schio.
Nei fatti, il rischio c’è, e si tocca con mano. L’inquinamento delle falde acquifere, che con il caso Miteni avevamo seguito con ansia, ma da lontano, con lo scandalo Pedemontana si inserisce con forza al centro del dibattito politico dell’alto vicentino.
Le indagini della Procura hanno fatto emergere il deposito di circa 3 milioni di metri cubi di terre da scavo contaminate da PFBA provenienti dalla SPV in ben 20 siti di deposito tra la provincia di Vicenza e Treviso, tra cui la cava attiva “Vianelle”, posta tra Thiene e Marano Vicentino, la quale è affiancata all’omonima discarica.
Come vi avevamo già raccontato, le analisi effettuate da Arpav hanno riscontrato la presenza di PFBA nelle acque “di ruscellamento” di questi siti, con concentrazioni con picchi fino a 2.000 ng/litro, evidenziando un potenziale rischio di contaminazione estesa.

Molte di queste cave sono a diretto contatto con falde acquifere e aree agricole, trasformandosi in depositi di veleni con conseguenze irreversibili per l’ambiente e la salute pubblica, tant’è che, come riportato dal Corriere del Veneto, per le concentrazioni di Pfas oltre i limiti, in pochi mesi, Viacqua e Acegas hanno chiuso ben 11 pozzi privati, molti dei quali a Caldogno e Dueville.
Tale contaminazione, per la Procura, sarebbe riconducibile all’utilizzo di materiali contenenti PFBA come sostanza accelerante per la presa dei calcestruzzi della costruzione delle opere della SPV, fatto che era stato già stato sollevato dagli esposti del Covepa del 2021 e 2023, che avevano attivato le indagini dei Noe di Treviso, del Ministero dell’Ambiente e di Arpav.
Lorenzo Altissimo, chimico industriale, già direttore del centro idrico di Novoledo, uno dei maggiori esperti di acqua della Regione, intervenuto qualche sera fa in un dibattito sul tema organizzato proprio dal Consigliere scledense Carlo Cunegato, ha evidenziato come il fenomeno potrebbe rappresentare solo l’inizio, considerato che con il continuo fluire dell’acqua si corre il rischio che la contaminazione diventi ancora più estesa.
L’inquinamento da PFAS, e in particolare da PFBA, rappresenta oggi per tutto l’alto vicentino una grave minaccia per la salute pubblica, la qualità dell’acqua e l’ambiente, in palese contrasto con i principi di precauzione che dovrebbero tutelare i cittadini.
Sulla cava di Vianelle, adesso investita dallo scandalo, si erano da sempre combattute grandi battaglie per evitare che venisse riconvertita a discarica, proprio per far valere le ragioni della tutela del territorio e della salvaguardia della falda, con la continua richiesta di fugare prima ogni legittimo dubbio sulla pericolosità legata alla fragilità dell’equilibrio ambientale della zona.

Evidentemente quelle battaglie avevano un senso, ed oggi sono i fatti, purtroppo, a dare ragione ai politici di quel tempo.
La Redazione