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Veneto. ‘Serve riforma Ipab’

La discussione attorno alla nuova normativa veneta sulle Ipab deve coinvolgere anche i sindacati. A chiederlo sono Paolo Righetti, della segreteria della Cgil del Veneto, Cinzia Bonan, segretaria Cisl Veneto, e Mario Ragno, segretario Uil Fpl Veneto, che oggi in conferenza stampa a Mestre presentano un consistente documento di proposte che intendono inviare alla Regione. “Oggi le Rsa ospitano quasi esclusivamente anziani non autosufficienti e con patologie invalidanti con un’eta’ media di 85 anni e sono sensibilmente aumentate le attivita’ e le prestazioni di carattere sanitario”, e “l’evoluzione non e’ stata accompagnata da interventi concreti ed efficaci per migliorare le procedure, le normative e le prestazioni specialistiche necessarie”, spiegano i sindacati.
Le proposte vanno quindi nella direzione di “trasformare le Ipab in centri servizi organicamente inseriti nella filiera dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali a livello territoriale”, e comprendono ad esempio la presenza di un medico h24 nelle strutture, la modifica dei requisiti per l’accreditamento delle strutture private, l’incremento delle impegnative di residenzialita’ in numero ed importo, l’introduzione di una nuova impegnativa di valore economico equivalente a quello delle degenze di comunita’, l’aumento dei posti letto disponibili, l’aumento del personale e la modifica degli standard con un aumento delle figure sanitarie e l’adeguamento contrattuale al Ccnl della sanita’ pubblica, nuovi standard strutturali, l’azzeramento dell’aliquota Irap regionale.
Oltre a questo, i sindacati propongono una serie di interventi relativi all’assistenza domiciliare, che deve essere sviluppata in modo da diventare una reale alternativa. L’incremento della spesa dedicata non e’ quantificato dai sindacati, che tuttavia ammettono che dovrebbe essere considerevole. Ma nei prossimi mesi saranno disponibili i fondi del Recovery fund che potrebbero essere utilizzati per impostare la nuova organizzazione, e dopodiche’ “se si gestisce meglio la fase della terza eta c’e’ un contenimento della spesa”, sostiene Bonan. Ad ogni modo, “la spesa per gli anziani deve essere a carico della collettivita’” e le case di riposo “devono restare pubbliche perche’ non sono servizi a guadagno”, conclude Ragno.

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